«Queer», Il nuovo film di Luca Guadagnino, ha conquistato il Cinema di Venezia.
La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di William S. Burroughs, permette a Daniel Craig di liberarsi finalmente dell’immagine da 007 e di dimostrare ancora una volta il suo grande talento di attore con questo ruolo diverso, ma molto impegnativo.
Il 56enne incarna il personaggio principale, dal nome Lee, che è un vecchio libertino ubriacone, sempre vestito elegantemente con colori vivaci e un cappello. Come espatriato americano, si è stabilito a Città del Messico ed è alla ricerca di avventure erotiche ogni notte. L’incontro con il giovane e misterioso Gene, interpretato da Drew Starkey, lo colpisce come un fulmine e gli fa cambiare improvvisamente il suo modo di vivere. Segue Gene quasi ossessivamente nei luoghi che frequenta, finché una sera i due si conoscono meglio.
Ma Lee non riesce a capire se Gene prova i suoi stessi sentimenti. Dopo le prime avances fisiche, Lee convince il giovane spasimante ad accompagnarlo in un viaggio avventuroso in Sud America. Lee è alla ricerca della pianta allucinogena «Yage», che dovrebbe conferire alle persone capacità telepatiche.
Un film pieno di sorprese:
Il film inizia dunque come un semplice dramma romantico, ma sorprende fin dall’inizio con scene di sesso piuttosto esplicite e lunghe, che presentano Daniel Craig sotto una luce del tutto insolita. La sua interpretazione è divertente e migliora man mano che il film va avanti. L’attore appare vivace e animato, ricordando in qualche modo la sua interpretazione in «Knives Out».
Con il viaggio in Sud America, «Queer» poi prende una piega decisamente inaspettata. Alla ricerca dell’allucinogeno, i due personaggi centrali finiscono nella foresta con uno sciamano e vivono un avventuroso sogno che scuote il pubblico con veri e propri momenti horror. Tuttavia, anche questo è in linea con il lavoro cinematografico di Guadagnino, che ha sempre avuto una predilezione per l’horror, come dimostrano i suoi due lavori «Suspiria» e «Bones and All».
Anche l’uso della musica è assolutamente azzeccato. Il modo in cui il primo incontro tra Lee e Gene è accompagnato da «Come as you are» dei Nirvana mentre i due si scrutano al rallentatore è geniale. Come sempre, Guadagnino riesce ad affascinare, sorprendere e scioccare il suo pubblico.
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