Alessia Aquilani, meglio conosciuta come Alexia, è la prima italiana a esibirsi al Tomorrowland in Belgio, con un remix di Uh la la la a cura delle Nervo, una coppia di dj australiane.
A 57 anni, Alexia riflette sulla sua carriera dagli anni Novanta ai Duemila, periodo segnato tanto dal successo quanto dalle sfide personali.
Originaria di Arcola, provincia di La Spezia, ha sempre avuto una passione per la musica. La svolta arrivò all’inizio degli anni Novanta quando incontrò il produttore Roberto Zanetti: “A lui serviva una vocalist, spesso erano album che in Italia non andavano tanto, ma all’estero sì”.
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Nonostante le pressioni dell’industria discografica che le suggeriva di cantare in italiano, Alexia rimase fedele al suo stile, scegliendo di esprimersi in inglese. Questo le permise di emergere come figura internazionale nel panorama dell’eurodance, con successi come Summer is Crazy e Uh la la la, e facendosi strada in un settore dominato dagli uomini: “Mi dicevano come dovevo essere, ma ho fatto di testa mia”.
Siamo a metà anni Novanta, un periodo che l’artista descrive come “felice, fortunato, in cui si stava meglio perché era diverso il rapporto con la tecnologia”. La definisce risolutiva e non invasiva come oggi, e di cui nessuno era dipendente.
Poi arriva il 1997 e con Uh la la la va in orbita: “A Sanremo, il rapper Warren G cantò un remake di I Shot the Sheriff. Restammo folgorati dal reggae, il mio produttore mi convinse a fare un pezzo che non fosse la solita eurodance e nacque Uh la la la”.
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Ha dovuto poi affrontare le conseguenze di quel grande successo: “Quando ho cominciato vivevo solo per il lavoro”. La fama a livello internazionale è stata accompagnata da una vita personale sacrificata, perdendo la possibilità di vivere una vita normale come i suoi coetanei. Decise così di prendersi una pausa per ritrovare sé stessa: ”Volevo una vita normale”.
Oggi, Alexia pur mantenendo la sua essenza, cerca di adattarsi ai cambiamenti dell’industria musicale, senza mai perdere di vista l’importanza di trasmettere emozioni genuine: “Per tanti, oggi, la musica è solo sottofondo per un ballo di TikTok. Quand’ero ragazza si imbastivano guerre di religione su una canzone. Ma non è colpa dei ragazzi, il punto è che oggi è tutto a portata di mano. Voglio essere credibile, cercare di trasmettere l’anima che c’è dietro le canzoni, il sentimento. Oggi mi sembra che questo non c’è più, specie nelle hit e specie in Italia”.