Secondo quanto confermato dal compagno, Dan Gilroy, l’attrice è morta nel sonno nella sua casa in Texas a causa delle complicazioni del diabete. Aveva 75 anni.
«La mia cara, dolce e meravigliosa compagna di vita ci ha lasciati. Troppa sofferenza ultimamente, ora è libera. Vola via, bella Shelley», ha detto Gilroy all’«Hollywood Reporter».
Duvall sarà ricordata come interprete di Wendy, la moglie remissiva di Jack Torrance in «Shining», capolavoro di Kubrick che le ha regalato una popolarità planetaria.
Il film, giova ricordarlo, racconta il dramma della famiglia Torrance, bloccata in un albergo d’alta montagna, in balia di eventi soprannaturali e di una progressiva follia del capofamiglia Jack, che ha scelto di fare il custode invernale dell’Hoverlook Hotel, vuoto, per poter terminare il suo romanzo. La pellicola è considerata il miglior horror di sempre dopo «L’esorcista» ed è considerato il 52esimo film più bello di tutti i tempi dalla rivista Empire.
Una delle scene che ha reso celebre il film è quella nella quale Shelley Duvall è costretta a chiudersi nel bagno, armata di coltello da cucina, mentre Jack sfonda la porta di legno con un’ascia esclamando con un sorriso beffardo: «Wendy, sono a casa amore». Quel ruolo le diede una popolarità immensa, ma le causò anche problemi mentali, che divennero vieppiù importanti col passare del tempo.