di Ulderico Grancini
Sono le 4 di notte quando Irene, a casa di un amico a Roma nel pieno della quarantena per il covid, riceve una telefonata di Pietro, il suo ex. Capisce da poche frasi che potrebbe suicidarsi, così decide di raggiungerlo nella villa in cui l’uomo si trova a Santa Marinella, senza mai interrompere il dialogo al cellulare. Il film ci immerge emotivamente nel viaggio lungo strade deserte di un’Irene angosciata, con poca benzina nel serbatoio dell’auto, il telefono quasi scarico e, perdipiù, con il portafoglio e la patente dimenticati a casa. Un viaggio in tempo reale di oltre un’ora, visto che la cittadina sulla costa laziale si trova a poche decine di chilometri di distanza. Ma anche il racconto più intimo di un rapporto tossico al quale Irene aveva dato un taglio sette mesi prima. Eppure sente di non poter abbandonare quell’uomo che l’ha fatta soffrire fino al punto di doversi ancora imbottire di ansiolitici per curare la depressione. Un thriller sentimentale ad alta tensione, con qualche imprevisto sulla strada che non impedisce a Irene di proseguire la sua corsa. Barbara Ronchi, praticamente sola sulla scena, regala un’interpretazione fatta soprattutto di primi piani intensi, disperati, coinvolgenti, mentre si dibatte tra ricordi dolorosi, scatti di rabbia e la continua richiesta a Pietro di non chiudere la telefonata.
Storia :
Una notte. Un Viaggio. Un telefono. Una vita da salvare. Nel silenzio di una notte anonima, il telefono di Irene squilla. È Pietro, il suo ex. Irene non lo sente da mesi, da quando la loro storia è finita, tentenna, ma alla fine risponde. Pietro è fuori di sé e le sue parole confuse lasciano presagire un atto disperato. A Irene non resta che mettersi in viaggio, in una città spettrale, senza mai riattaccare, con la speranza di raggiungerlo in tempo.
Nelle sale dall’11 luglio.