Mahmood si è confessato in una lunga intervista a Vanity Fair. Ecco alcune cose divertenti che ha raccontato il cantante.
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A giudicare da quello che mi racconta chi la conosce bene, lei vive in una sorta di clan di amici, un famiglia elettiva che l’accompagna di giorno e di notte.
«Siamo un po’ bizzarri, è vero. E sì, questa idea di famiglia, di clan mi piace. Tutto è iniziato quando mi sono trasferito nella mia prima casa, quella che poi purtroppo è bruciata. Per riunirsi, per comunicare, il clan utilizza le chat. Ce n’è una che si chiama Anna Tatangelo: è nata perché spesso quando ci troviamo facciamo karaoke e le canzoni di Anna sono le preferite di molti di noi. Cantiamo, giochiamo a Uno, si cazzeggia, si parla. Ogni tanto usciamo e andiamo in Porta Venezia, a Milano, in un negozio che vende manga. A cena succedono sempre cose diverse, ogni tanto questo scorrere di eventi si interrompe, ogni tanto invece andiamo a cena fuori o da un amico. In molti vanno a letto presto, io no».
Esce molto di sera, anzi, di notte?
«Un tempo sì, ricordo a Milano notti bellissime a ballare ai Magazzini Generali e in un locale di via Padova. Oggi di meno, frequento più club e discoteche quando viaggio, per esempio a Parigi».
Le è mai capitato di non sentirsi libero di esprimersi?
«Certo, soprattutto all’inizio della carriera, quando quello che scrivevo non andava bene per il gusto del momento. Sono sceso a compromessi e ho sbagliato. Sono stati anni difficili e scoraggianti. Infatti cominciai a scrivere canzoni per gli altri, perché dovevo capire che cosa non funzionava. Il fatto è che per gli artisti ci vuole tempo e oggi non ne hai, non te ne danno. Ma io ho bisogno di tempo».
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Leggo che fa fatica a innamorarsi…
«Allora, non è proprio così. Diciamo che ho vissuto anni interi di chiusura e sfiducia. E forse mi è rimasta la paura che una cosa bella possa finire. Dopo il successo di Soldi divenne difficile gestire la fama e le relazioni. Ma oggi so come gestire il tutto e ho imparato anche ad affrontare le nuove conoscenze».
Ha detto che le piacerebbe essere padre.
«Al momento mi sento più figlio di me stesso. E se potessi, vorrei adottare un cane».
Che cosa vuol dire essere figli di sé stessi?
«Vuol dire che devo ancora imparare a curarmi, a prendermi cura di me. Spesso non lo faccio».