Continua la guerra in tribunale tra Ilary Blasi e Francesco Totti con la conduttrice che risponde colpo su colpo alle mosse dell’ormai ex marito.
Secondo quanto rivela La Verità, infatti, il giudice ha ammesso come testimone Cristiano Iovino, il personal trainer che ha rivelato di aver avuto una “frequentazione intima” con Ilary Blasi. L’obiettivo dell’ex calciatore della Roma, infatti, è quello di dimostrare che è stata l’ex moglie a tradire per primo ottenendo, così, il dimezzamento dell’assegno di mantenimento.
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La conduttrice, però, sarebbe pronta a replicare non solo presentando una lista di presunte amanti dell’ex calciatore ma anche con una serie di accuse che riguardano proprio i soldi. “Con profonda amarezza, e molta preoccupazione, la signora Blasi ha appreso che il marito, il padre dei suoi figli, in media ‘brucia’ al casinò, importi pari a 6,5 volte quello che destina” ai propri “figli” spiegano i legali di Ilary Blasi.
E ancora: “E ciò nonostante non vuole provvedere alle spese di guardiania (necessaria a proteggere i suoi figli) che avrebbero un costo annuo di neppure un quindicesimo circa delle sue puntate al casinò e, da ultimo neppure alla manutenzione straordinaria dell’impianto idrico della casa familiare” si legge nella memoria difensiva.
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Secondo i legali della presentatrice, inoltre, Francesco Totti avrebbe speso al casinò la somma di 3 milioni e trecentoventiquattro mila euro. E non avrebbe indicato i conti correnti a lui intestati e cointestati nell’autocertificazione iniziale richiesta dal tribunale. Non solo. Ilary Blasi accusa l’ex marito di lasciare Isabel a casa da sola “per recarsi ad appuntamenti mondani”, oltre a pagare in ritardo l’assegno di mantenimento.
“Se il signor Totti , sin dai primi atti difensivi, avesse evitato di gettare fango sulla moglie, madre dei suoi figli, dipinta come “poco di buono” o dedita a inesistenti sottrazioni, ne avrebbe giovato l’intero clima familiare e, probabilmente, l’attenzione della stampa (alimentata non dalla signora Blasi che non aveva mai rilasciato alcuna dichiarazione sino a che non vi è stata obbligata a seguito di una campagna diffamatoria durata un anno e mezzo) sarebbe stata meno invasiva”.