BigMama, all’anagrafe Marianna Mammone, classe 2000 da Avellino – racconta la sua storia fatta da un passato di bullismo, violenze «fisiche, psicologiche e sessuali, ansia, difficoltà di accettare il proprio corpo, paura del giudizio.
Il primo pezzo rap che scrisse, dice, era a tredici anni, dopo che dei ragazzini per strada le avevano tirato delle pietre per il suo aspetto. «Parlava di autolesionismo, suicidio». Due anni fa, poi, il cancro: «Dodici sedute di chemioterapia». Oggi: «Sono guarita e ho scoperto che mi piaccio con i capelli corti. So’ bona così».
BigMama: “Se sono lesbica? No, bisessuale”. La rapper di Avellino oggi ama una ragazza…
E quindi il Festival di Sanremo 2024, dove lei – che si è fatta notare nell’hip hop già dal 2020, e infatti è sotto contratto con l’etichetta di Massimo Pericolo, Pluggers – è in gara con La rabbia non ti basta, una canzone «nata rapidamente sia nel testo, che è uno sfogo, e sia nel ritmo dance, che mi riporta all’infanzia. Anche se la vera folgorazione fu il rap di Salmo. Ma m’ispirano anche tante donne italiane, soprattutto le “rosse”: Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia, Noemi».
Nel pezzo, che mischia hip hop e cassa dritta, di loro in realtà c’è pochino. C’è tanto, semmai, di BigMama stessa, specie quando canta: «Se vuoi ballare, balla. Non puoi sparire». Che s’intende? «Prima, rispondevo all’odio con l’odio, covavo rabbia. Poi ho capito che serve trasformare le energie negative in positive. Qui parlo di come ho accettato la donna che sono. Ho passato anni a nascondermi, a vestirmi larga; ora sono cambiata».
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Il risultato, continua, è questa specie di lettera «alla me bambina, con cui volevo scusarmi. Volevo dirle di crederci anche se gli altri dicono che non può farcela perché è grassa, perché è una donna, perché viene da una realtà piccola e da una famiglia non benestante, perché è queer». Chiaramente non è stato semplice, anzi, non lo è tutt’ora. «Io resto sempre, in parte, dipendente dal giudizio degli altri. Quando Amadeus mi ha annunciata come concorrente, è partita subito la corsa a screditarmi sui social. Ma non appena sono salita sul palco dell’Ariston, per le prove, ho capito che quello era il mio posto, che meritavo di stare là sopra».
Al di là di come andrà in classifica, la sensazione è che il suo messaggio, «che è tutto quando faccio musica», all’Ariston farà rumore. Perché si porta dietro una questione enorme, che è quella del ruolo delle donne nella musica italiana e nella società in generale. E perché è facile che la sua storia parli a molti: «A tutte le minoranze, senz’altro. Ma anche ai bulli, che magari sentendomi possono cambiare prospettiva. E ai genitori, con cui vorrei che i figli avessero più un dialogo, e viceversa. Ci tengo a normalizzare il posto delle persone grasse in tv: quando ero piccola, erano sempre i pagliacci della situazione; io stessa ci credevo, avevo sviluppato un’autoironia tossica, mi sminuivo. Ora quando un bambino mi dice che da grande vuole diventare come me, mi emoziono. Perché un riferimento del genere, io, non l’ho mai avuto. Ma c’è da credere nei propri sogni».
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Per il resto, niente nel suo Sanremo è scelto per caso. Per la serata dei duetti per esempio, a cui tra l’altro aveva partecipato già l’anno scorso, come ospite di Elodie («Mi ha insegnato ad affrontare palchi così importanti con leggerezza»), canterà Lady Marmalade di Labelle con Gaia, La Niña e Sissi. «Tre giovani artiste, come me. Siamo amiche, altro che gelosie. Purtroppo per le donne nella musica c’è poco spazio, e si è portati a pensare che siamo tutte in competizione. Ma mi piacerebbe dimostrare che noi ragazze possiamo un palco di questa portata». O per i look, infine, dove non fa nessuno spoiler, ma annuncia qualcosa che vale più di tante anteprime. «Ho scelto solo brand inclusivi, di quelli con taglie che arrivano oltre la XL. Non mi interessava che li facessero su misura per me. E intendiamoci: non ho niente contro le marche che non hanno certe taglie; dico solo che noi siamo qui, e li stiamo aspettando». La battaglia di BigMama è appena cominciata.