Semaforo verde dal consiglio dei ministri al decreto Ferragni, che norma la commercializzazione di prodotti i cui proventi sono destinati a iniziative di beneficenza per promuovere informazioni chiare e trasparenti.
Il fragile equilibrio della fama: Raffaele Morelli parla del caso di Chiara Ferragni
Questione su cui il governo ha deciso di premere l’acceleratore dopo lo scoppio del Pandorogate che ha visto coinvolta la più famosa delle influencer italiane, Chiara Ferragni, travolta nelle ultime ore anche dalle accuse di truffa aggravata relativa alle uova di Pasqua Dolci Preziosi e alla bambola Trudi, mentre salgono accuse anche sulla collaborazione con la marca di biscotti Oreo.
Il contenuto del ddl Beneficenza:
Nei soli quattro articoli del provvedimento, ha precisato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nella conferenza stampa post consiglio dei ministri, viene disciplinato che «i produttori di beni e i professionisti che commercializzano e promuovono i prodotti hanno l’obbligo di riportare su ciascuna confezione, anche tramite adesivi, alcune informazioni specifiche tra cui l’importo complessivo destinato alla beneficenza, se viene predeterminato, ovvero il valore percentuale di ogni singolo prodotto». In modo che «il consumatore sappia con certezza quale parte del ricavato vada a iniziative solidaristiche».
Nondimeno, ancora prima di poter intraprendere l’attività commerciale, tanto i produttori quanto gli influencer devono comunicare all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato che intendono organizzare questa attività promozionale e tra l’altro anche il termine entro il quale sarà effettuato il versamento dell’importo al soggetto beneficiario. Dalla data segnalata i soggetti avranno tre mesi per effettuare realmente il versamento dell’importo pattuito.
Sarà l’Antitrust stessa, si legge nel ddl Ferragni, a vigilare sull’operato dei produttori e degli influencer e anche a sanzionare coloro che non rispettino questa normativa, con multe da 5.000 a 50 mila euro, di cui il 50% dovrà essere devoluto in beneficenza. Se poi la pratica scorretta dovesse ripetersi, la norma prevede la sospensione dell’attività per un periodo compreso tra un mese e un anno.
La risposta della Ferragni:
Non si è fatta di certo attendere la reazione sul ddl Beneficenza di Chiara Ferragni, che si è definita «lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo», evitando così il rischio che «da ora in poi chiunque voglia fare attività di beneficenza in piena trasparenza desista per la paura essere accusato di commettere un’attività illecita».