Non accettavano che il loro figlio fosse omosessuale così hanno pensato a qualsiasi espediente per fargli cambiare orientamento sessuale.
È successo a Torino, due genitori, padre e madre, hanno violentemente umiliato il figlio con la speranza di “cambiare” il suo orientamento sessuale. E poi le violenze psicologiche, come tentare di fargli avere un rapporto sessuale con una donna, e le sedute con uno specialista che avrebbe dovuto indirizzarlo verso l’eterosessualità (lo psicologo si è rifiutato). Le pressioni e umiliazioni sono durate per lungo tempo, fin quando il ragazzo – che fra pochi mesi compirà 18 anni – ha denunciato l’accaduto ed è stato allontanato dalla sua famiglia. È accaduto a Torino. I genitori sono finiti a processo per i maltrattamenti continui e hanno patteggiato: due anni per il padre e un anno e 4 mesi per la madre.
Roma, trans scopre di essere incinta mentre sta “diventando” uomo: è il primo caso in Italia
Tutto ha avuto inizio nell’agosto del 2020, quando il padre del giovane – che allora aveva 14 anni – legge il diario segreto del ragazzo, in cui sono presenti le sue intime confessione. Da quel momento è iniziato il calvario per il minorenne, pressato dai genitori che avevano come unico obiettivo “correggere” l’omosessualità del ragazzo e fargli “cambiare idea” attraverso divieti e punizioni. Come per esempio il divieto di sbarbarsi per essere più virile, l’obbligo di correre nel cuore della notte e di rileggere ad alta voce, davanti a tutta la famiglia, le pagine di diario in cui confessava di essere gay e di amare la moda e il disegno. Inoltre il genitore si era impossessato delle credenziali per accedere ai profili social del giovane per controllare le conversazioni con i suoi contatti. E poi l’ultimatum che il genitore ha dato al ragazzo per dimostrargli la sua eterosessualità: andare a letto con una ragazza.
Il giovane, esausto dalle vessazioni, si è rivolto allo psicologo della scuola, che ha avvertito le autorità. I genitori sono finiti a processo per i maltrattamenti continui, ma hanno patteggiato: due anni per il padre, accusato dei comportamenti più gravi; un anno e 4 mesi per la madre, che non si sarebbe opposta al marito e non avrebbe difeso il figlio. Dovranno affrontare un programma di recupero al termine del quale, in caso di esito positivo, potranno avere la condizionale. Nel frattempo gli imputati hanno risarcito il giovane che per ora continua a vivere lontano dalla casa familiare. I due sono stati rinviati a giudizio a ottobre 2023 per decine di episodi di maltrattamenti ai danni del figlio.