Ancora guai per Chiara Ferragni.
Dopo il «pandoro gate» e le uova di Pasqua, anche la bambola targata Ferragni in collaborazione con il brand Trudi finisce nel mirino degli investigatori. A lanciare l’indiscrezione, La Verità, secondo cui la Guardia di Finanza starebbe raccogliendo i dettagli dell’operazione commerciale lanciata dall’influencer nel 2019.
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La bambola fu realizzata come mascotte in occasione del matrimonio Ferragni-Fedez e successivamente l’influencer decise di avviare una produzione per via del grande successo riscosso presso i fan. «Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio, abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni Mascotte: si vende ora su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore», disse Chiara Ferragni presentando la bambola.
Anche in quel caso, dunque, come per il pandoro e per le uova di Pasqua, c’era di mezzo un’iniziativa di beneficenza. E anche stavolta bisognerà capire come siano state gestite le vendite e quanto degli incassi sia effettivamente stato donato e quanto finito nelle casse della Ferragni e dell’azienda produttrice della bambola. Secondo La Verità, lunedì il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco potrebbe iscrivere nel registro degli indagati l’influencer, mentre nascono dubbi anche sul cachet di Sanremo 2023.
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A far scoppiare lo scandalo, il pandoro che nel dicembre 2022 la Ferragni realizzò in collaborazione con la Balocco. Il Codacons ha segnalato l’operazione commerciale all’Antitrust, operazione che avrebbe dovuto donare parte dei proventi delle vendite all’Ospedale Regina Margherita di Torino. In realtà, la donazione era già stata fatta da Balocco, nel maggio 2022: pur avendo incassato grazie alle iniziative benefiche (il pandoro rosa costava il doppio di uno normale) non c’è stato nessun effettivo contributo. Chiara Ferragni ha parlato di un «errore di comunicazione», promettendo la donazione di un milione di euro all’ospedale torinese.