Selviagga Lucarelli commenta “Unica”, il documentario realizzato da Netflix su Ilary Blasi e la fine della storia d’amore con Francesco Totti.
Ecco cosa ha scritto la Lucarelli sui social:
Ilary Blasi è indubbiamente UNICA: è riuscita a vendere a Netflix un documentario sul nulla, a trasformare in prodotto da piattaforma una rocambolesca storiella di corna in cui non ci sono notizie ma solo un tragicomico desiderio di riscatto. Perchè forse non si è capito ma il senso di tutto è in una frase buttata lì a scappare via, tra un aneddoto e l’altro. È quando Ilary, dopo aver raccontato della scoperta di Francesco a cena a casa dell’altra, dice: “La sera prima mi aveva cercata sessualmente e io non avevo voluto”. Bisogna partire da qui per comprendere il vero intento di questa operazione che non è zittire i pettegolezzi, ma è assestare pochi colpi, con la stessa mira con cui Totti tirava i rigori. Raccontando che Totti voleva fare l’amore con lei mentre stava già con l’amante, Ilary ha consumato la sua vendetta.
Ha ricordato a lui quanto è ambiguo e a lei, Noemi, quanto il suo ex sia disonesto con le donne della sua vita. Per il resto, il documentario è un prodotto modesto, un’ora e venti di auto gossip in cui Ilary frigna col look “Amber Heard nel processo Depp”, ovvero camicetta bianca, niente gioielli, poco trucco, smalto trasparente, insomma, modello “so’ ‘na ragazza semplisce”. Certo, è sempre Ilary e Ilary è simpatica, per cui non mancano le battute e i momenti di autoironia, ma l’operazione “divorce washing” è evidente. Si parte dai famosi messaggi tra Ilary e la sua amica Alessia, quelli che fecero arrabbiare Totti. Ilary legge tutti i whatsapp tra lei e l’amica, messaggi dai quali apprendiamo che l’amica fa la parrucchiera ma non ha voglia di lavare i capelli unti di Ilary e le due si accordano per prendere un caffè a casa di un tizio adescato su Instagram.
Per la cronaca: so che molti non hanno superato questo scoglio narrativo e hanno abbandonato la visione del documentario, ma è un peccato perché poi accadono molte altre cose appassionanti, tipo Ilary che prende il caffè con la madre, poi con le amiche, poi inquadrature su una mano che infila le cialde nella macchina del caffè, insomma, emozione pura. Il caffè filo-conduttore del racconto un po’ come la condizione dei lavoratori nei film di Ken Loach. Comunque, eravamo rimaste all’amica parrucchiera e non è una cosa da poco, perché l’amicizia tra vip e parrucchieri/truccatori è una specie di topos relazionale: quando non ti fidi più di nessuno, quando la realtà intorno a te è inevitabilmente alterata dal successo, le uniche persone con cui puoi parlare ancora di capelli unti e palpebre calanti sono loro.
O i familiari, e infatti nel documentario appaiono la madre di Ilary – una inattesa figura bon ton, una specie di ministro Roccella con cucina a isola- e le sorelle Silvia e Melory che sono un po’ la versione romana delle sorelle Ferragni, solo che queste sembrano simpatiche e hanno l’aria di possedere anche qualche tuta Decathlon nell’armadio. C’è poi il passaggio sulla ricerca delle prove del tradimento da parte di Ilary, ovvero lei che paga un investigatore privato che si dimostra meno sveglio di Totti, il che è tutto dire. Poi lei che con l’amica va a spiare Totti in casa di Noemi e la fuga rocambolesca in auto con l’albero centrato in pieno. Ilary che inizia a interrogare sua figlia sul nome degli amichetti con cui gioca quando sta con papà e fa telefonate in giro per scoprire, alla fine, che il nome degli amichetti è quello dei figli di Noemi.
Insomma, la vita di Ilary che è un qualunque film di Vanzina, lei che dal quartiere Portuense finisce nella villa lussuosa all’Eur e il marito calciatore che alla fine si innamora della ragazza di Roma Nord. Non manca la parentesi sui famosi Rolex e sulle borse e le scarpe che Totti le aveva nascosto e che Ilary ritrova in casa, dopo giorni di ricerche tra controsoffitti e intercapedini. E in fondo questo è un passaggio interessante perchè un povero capisce finalmente cos’è la vera ricchezza, e cioè poter nascondere scarpe e borse dell’ex coniuge nella stessa casa in cui vive l’ex coniuge. Io giorni fa ho nascosto a mio figlio una canna che gli avevo trovato nello zaino, dopo 5 minuti l’ha ritrovata e se l’è pure ripresa. C’è anche lo slancio femminista, Ilary racconta che il patriarca Totti le ha chiesto di rinunciare al lavoro e ai social per rimanere con lui e lei dice no.
Un passaggio che fornisce un indizio allo spettatore sull’idea che ha Ilary a proposito della vera ragione della fine del matrimonio: la fine della carriera da calciatore è stata una sorta di giro di boa nel loro rapporto. Lei inizia a decollare nella professione e lui all’inizio se ne sta a casa, depresso, a riguardare in tv il suo addio all’Olimpico. Lui va incontro al suo destino inevitabile, quello dello sportivo finito, e gli manca tutto, perfino l’odore dell’erba allo stadio. Non lo dice Ilary, ma lo lascia intendere: io sono andata avanti, lui è rimasto lì. E sarebbe tutto anche malinconicamente interessante se “Unica” spiegasse anche il perché una donna così famosa, così esposta, così felice nel matrimonio andasse a prendere un caffè a casa di uno sconosciuto che pareva figo su Instagram o qualcosa sul dopo, perchè il dopo è Totti che va via di casa- è vero- ma anche lei che inizia subito una nuova, fortunata relazione.
Invece niente, e quindi “Unica” forse si chiama “Unica” perchè la narrazione è unica – sembro Capezzone, lo so- e non c’è spazio per sfumature in cui Ilary sia un po’ meno santa e un po’ più Ilary, che poi è la Ilary che piace a noi. Insomma, come dice il tassista nel documentario, “tutti a Roma sapevano che a Totti piacevano due cose, e cioè i maritozzi con la panna e le donne”. Ora sappiamo tutti che a Ilary piacciono tre cose: le borse, le scarpe e le agiografie.