“Non ti preoccupare madre ora vado a riposare”. Questo è l’ultimo messaggio inviato dallo smartphone di Giulia Tramontano a sua mamma.
Messaggio che però per gli inquirenti è stato Impagnatiello e scrivere, dopo che la 29enne era già stata uccisa. La mattina dopo Impagnatiello è andato a lavorare, per poi presentare nel pomeriggio la denuncia della scomparsa di Giulia, quando già da ore i suoi familiari si erano allarmati.
“Come se stesse piano piano uscendo da un’allucinazione, da una situazione di cui ha iniziato probabilmente a rendersi conto solo ieri sera”. Alessandro Impagnatiello, barman 30enne in carcere reo confesso dell’omicidio di Giulia, viene descritto così dal suo avvocato, Sebastiano Sartori.
Il legale ha aggiunto anche che la madre e il fratello dell’uomo sono “sotto choc, distrutti” per quello che è accaduto. Impagnatiello si trova nel carcere milanese di San Vittore, accusato di omicidio volontario, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere. Gli sarà anche contestata, con ogni probabilità, l’aggravante della premeditazione.
L’omicidio della 29enne napoletana, incinta di 7 mesi, si sarebbe consumato sabato sera nella casa di Senago dove la coppia abitava, dopo le 19.05, ora dell’ultima volta che Giulia è stata inquadrata dalle telecamere di videosorveglianza. Il barman l’avrebbe colpita con due o tre coltellate mirate a organi vitali, prima di tentare di bruciare il corpo nella vasca da bagno utilizzando dell’alcol etilico. Non riuscendoci – da quello raccontato durante la confessione resa nella notte agli inquirenti – si sarebbe spostato in un box, dove avrebbe provato nuovamente a dar fuoco al corpo utilizzando una tanica di benzina.
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Iacopo Mannucci Benincasa, durante la conferenza stampa convocata in procura a seguito del fermo del 30enne, ha spiegato che l’omicidio è qualificato dagli inquirenti come premeditato. E questo “per le chat, i messaggi e le ricerche su internet che ci dicono che l’assassino prima di incontrare la sua vittima aveva già in animo di ucciderla”.
“Sono state proprio le ricerche in rete che ci hanno consentito di capire che stava aspettando la ragazza a casa e aveva già deciso come ucciderla e come disfarsi del cadavere”, ha aggiunto la pm Alessia Menegazzo, aggiungendo che proprio “il combinato disposto delle telecamere, delle stringhe di ricerca e degli arrivi ci ha consentito di avere orari precisi” sugli spostamenti di Impagnatiello.