Il governo metropolitano di Tokyo, in Giappone, ha introdotto ieri un nuovo sistema di riconoscimento delle unioni omosessuali, integrando una ordinanza sui diritti umani già in vigore con un riferimento a un sistema di unioni civili discusso dall’assemblea metropolitana nei mesi scorsi.
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Ad oggi il Giappone è l’unico Paese del G7 a non riconoscere le unioni tra rappresentanti delle minoranze sessuali, ma diverse amministrazioni locali e prefetturali del Paese emettono certificati non vincolanti che riconoscono tali unioni. Tokyo è divenuta ieri la nona prefettura giapponese a introdurre un sistema di questo genere, dopo quelle di Aomori, Akita, Ibaraki, Gunma, Mie, Osaka, Fukuoka e Saga; è anche di gran lunga la più popolata, con oltre 14 milioni di abitanti.
Il provvedimento introdotto a Tokyo prevede che almeno uno dei partner che contraggono l’unione civile sia residente nell’area metropolitana, mentre non pone alcun vincolo in termini di cittadinanza. Il governo cittadino sta studiando se consentire a quanti contrarranno tale tipologia di unione civile di accedere alle liste per l’assegnazione di case popolari, e se attribuire loro il diritto di autorizzare interventi chirurgici e altri interventi medici sui loro partner. I certificati emessi dall’amministrazione metropolitana potranno essere richiesti e ottenuti online a protezione della privacy.