Protagonista a Venezia in concorso con il film Monica di Andrea Pallaoro, regista italiano dagli orizzonti sempre internazionali, Trace Lysette promette di essere la magnifica ossessione del festival.
Transgender e attivista, è l’artista che con le sue battaglie ha fatto recedere Scarlett Johansson dall’interpretare un ruolo trans in un film già in produzione, dichiarando che sbagliava «visto quanto sono limitati i ruoli per attori passati attraverso la transizione di genere».
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Con accuse circonstanziate di molestie ha poi costretto Jeffrey “Maura” Tambor ad abbandonare il ruolo da protagonista della rivoluzionaria serie Amazon Transparent, dove Lysette interpretava Shea, maestra di yoga trans che, immagine inedita, intreccia una relazione romantica con un maschio cisgender eterosessuale. Un’altra rivoluzione nel suo percorso esistenziale che si rispecchia anche nel ruolo di Monica, ritratto intimo e dolente dell’abbandono amoroso che porta la protagonista a ritrovare la madre da cui il cambiamento di sesso l’aveva allontanata.
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Anche per Trace la vita è stata questo: cresciuta in Ohio, bullizzata a scuola, l’attrice si è ritrovata sola ed estraniata dai famigliari nel periodo in cui ha deciso di percorrere la strada della transizione di genere. All’epoca, Trace ha trovato rifugio e consolazione nella scena Ballroom di New York, lo showbiz provocatorio e inclusivo della comunità Lgbtq+, diventata la sua famiglia alternativa. Con il tempo, dopo la decisione di fare coming out con Transparent nel 2014 e portare così la voce dei transessuali nel mondo chiuso dell’industria dell’entertainment, i rapporti con la madre si sono riannodati al punto che, dice Trace, «è diventata la mia cheerleader!».
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Molto è successo dal suo esordio in un episodio di Law & Order, dov’è una delle prime transgender a interpretare un personaggio etero in tv, fino all’affermazione in Transparent e al successo pop in Le ragazze di Wall Street con Jennifer Lopez, dove impersona una spogliarellista il cui genere sessuale, un bel passo avanti, non è mai chiaramente definito.
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Grandi sono state le battaglie, Lysette ha pubblicamente rivendicato più ruoli per i transessuali ed è stata molto premiata e celebrata per il contributo alla causa. Con la partecipazione in concorso, da protagonista, alla Mostra di Venezia, dove la tematica trans è cuore emotivo di molti film o documentari, da L’immensità di Crialese a Le favolose di Roberta Torre, Trace Lysette rompe un’ulteriore barriera. Se ne parlerà, questo è certo, e intanto altre brecce si aprono nella rappresentazione dell’identità di genere.
Il film sarà distribuito in Italia da I Wonder, nell’attesa, a chi vuole capire davvero come la rappresentazione della transessualità sia avanzata sul filo pericoloso dell’ambiguità e della manipolazione, si consiglia l’appassionante documentario Disclosure (su Netflix) di cui Lysette è una delle protagoniste: un film che ci risveglia dal torpore indagando sui passi falsi del cinema e della tv quando entrano nel magma delle identità sessuali. Perché la verità è che solo quando non sentiremo più l’urgenza di scrivere ritratti come quello che state leggendo, qualcosa davvero sarà cambiato.
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