Una coppia di uomini è stata aggredita sulla spiaggia libera di Tirrenia, al Bagno degli Americani, tra Livorno e Viareggio.
La loro “colpa” è stata quella di essersi baciati in pubblico. Un amico della coppia ha registrato la conversazione tra l’omofobo e i due ragazzi: si sentirebbe una minaccia “ti prendo a calci nel culo”.
“Eravamo distesi e ci stavamo dando dei baci, tutto qua”, racconta una delle vittime. “A un certo punto – le sue parole riportate dal quotidiano Il Tirreno – si sente gridare dall’ombrellone accanto. ‘Basta, basta, via, smettetela’. Inizialmente non abbiamo nemmeno capito cosa stesse succedendo, poi ci siamo alzati e abbiamo visto che ce l’avevano con noi”.
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Un nutrito gruppo di persone, formato da tre famiglie, li ha affrontati, nell’indifferenza generale degli altri presenti in spiaggia. La questione sollevata è stata la solita: “Ci sono i bambini”. Il modo più classico utilizzato per camuffare la propria omofobia e giustificare la propria intolleranza.
Nella registrazione si sentono frasi come “Andate in bagno e fate come vi pare. Ma qui all’aperto, no. Fate come dio comanda, ci sono dei bambini”. Oppure: “Non ci importa niente delle vostre scelte, ma davanti ai bambini queste cose non le potete fare. Mio figlio mi chiede che state facendo e non glielo posso ancora dire. A 18 anni può fare quello che vuole”. “Se fossero stati un ragazzo e una ragazza non avreste detto nulla”, la replica di una delle vittime, che ha generato la violenta reazione omofoba.
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“Non mi mettere in bocca parole che non ho detto altrimenti ti prendo a calci nel culo”. A proposito di esempi da dare ai bambini. Il giovane ha aggiunto: “È stato uno scambio aspro, che ha attirato l’attenzione di tutti quanti intorno. C’era parecchia gente. E devo dire con dispiacere che tutti guardavano e nessuno è intervenuto. Solo due ragazze, del Nord Europa, sono venute alla fine a portare solidarietà: ‘ci dispiace molto’, ci hanno detto, ‘avete fatto bene a rispondere e noi facciamo il tifo per voi’. Queste scene non si possono vedere”.