Il coming out di Klaus Davi arriva in diretta tv a Storie Italiane su Rai 1.
“C’era qualcuno che mi dava del gay e mi insultava. Ma io non porgevo l’altra guancia, piuttosto che seguire il Vangelo seguivo l’Antico Testamento e rispondevo per le rime – racconta il giornalista, opinionista e massmediologo – Io questa storia del gay-vittima non l’ho mai tollerata. Non mi ci riconosco. Vissi la mia infanzia in Svizzera e poi in Belgio, non sempre erano rose e fiori”.
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Davi, che non le manda a dire, come quando finì nella bufera a Buccinasco per aver affisso dei cartelli con il volto del boss Papalia trasformato in drag queen, racconta: “Per capirci, se mi picchiavano, mi difendevo e menavo anche io. Parliamo delle elementari e del ginnasio alla scuola europea. Non ero uno che porgeva l’altra guancia. Ovviamente era tutto sbagliato, sia l’aggressione che la contro-aggressione. Ma allora ragionavo così. Sono sempre stato di scorza dura”.
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Poi l’oponionista ricorda la sua esperienza in politica. “Qualche anno fa decisi di candidarmi a San Luca in Aspromonte. Non si votava da 11 anni per le infiltrazioni mafiose. Tutti mi dicevano ‘ma sei pazzo, ti candidi nel cuore della Ndrangheta?’. Tutti mi scoraggiavano. Mi sono presentato alla comunità e ho detto: ‘mi candido’. All’inizio non è stato facile. Ma poi mi sono imposto ed è nato un bellissimo rapporto con quella stessa comunità. Fui eletto in consiglio comunale contro tutte le previsioni. Con molto tatto qualcuno mi chiedeva ‘ma è vero che sei gay?’ e io rispondevo ‘sì, ma anche noi gay abbiamo le palle!”“, ha aggiunto Davi.