Da una parte chi lo considera un genio della comicità, dall’altra chi ritiene che non facciano più ridere le battute su donne e minoranze.
La partecipazione di Checco Zalone alla seconda serata del Festival di Sanremo ha diviso a metà il pubblico che si è poi punzecchiato a colpi di “non capite l’ironia” e “ma questo non è fare il comico, non ha preso di mira i poteri forti o il popolo medio, ma solo gli emarginati”.
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Zalone è salito sul palco dell’Ariston con uno sketch nuovo ma la polemica è nata dopo che il comico ha raccontato la favola di cenerentola trans.
Sui social sono stati creati meme, tweet e moltissime storie Instagram dove le due fazioni si sono scontrate. Tra i vari personaggi che hanno aspramente criticato Zalone, ci sono l’Estetista Cinica, Carlotta Vagnoli (cha ricevuto molte offese solo per aver espresso la sua opinione e cioè “non mi è piaciuto e l’ho trovato discriminatorio”). Valdimir Luxuria ha sottolineato: “Perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione? Va benissimo la critica all’ipocrisia dei falsi moralisti ma si può fare di meglio evitando le solite battute sugli attributi sessuali (rima con “azzo”) e il numero di scarpe (48). Meglio ridere che deridere”.
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Sempre grande Checco Zalone, è l’Alberto Sordi del XXI secolo italiano. La storia del nostro Paese sarà raccontata dai suoi film, dai suoi sketch e anche da questo passaggio a Sanremo nel 2022. Bravo, intelligente, non conformista, coraggioso come un artista deve saper essere.
— Mario Adinolfi (@marioadinolfi) February 2, 2022
Mario Adinolfi invece descrive Zalone come “l’Alberto Sordi del XXI secolo. Bravo, intelligente, non conformista, coraggioso come un artista deve saper essere”.
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Adinolfi aveva qualcosa da dire anche sul monologo della co-conduttrice della serata, Lorena Cesarini che ha definito “imbarazzante”. “Ha dimostrato che certamente è stata chiamata da Amadeus perché è nera, è il solo motivo. In tutta evidenza non è stata chiamata perché brava, spigliata o simpatica. Il pippotto sul razzismo, letto male, fa rimpiangere la Leotta”.
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#zalone perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione? Va benissimo la critica all’ipocrisia dei falsi moralisti ma si può fare di meglio evitando le solite battute sugli attributi sessuali (rima con “azzo”) e il numero di scarpe (48). Meglio ridere che deridere.
— vladimir luxuria (@vladiluxuria) February 2, 2022