Fin dall’infanzia, Charlie Martin aveva un sogno: innamorato del volo e del film “Top Gun”, voleva diventare pilota di caccia.
Purtroppo, voti troppo bassi in matematica e fisica fecero naufragare il suo ambizioso progetto e lo costrinsero a cambiare traiettoria. Ma la passione per la velocità rimase. Un giorno, quando Charlie aveva dieci anni, andò a casa del suo migliore amico proprio mentre il padre, pilota automobilistico professionista, stava uscendo per andare sul circuito di gare. Chiese ai due ragazzini se volessero andare con lui e per Charlie iniziò quel giorno la lunga storia d’amore con l’automobilismo.
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Non perdeva occasione per andare in pista e passava ore al computer ad allenarsi con i simulatori delle più famose corse, finché riuscì finalmente a sedersi dietro a un volante vero. Ed era veloce. Eccome se era veloce. E pure bravo. A 19 anni, Charlie vide per la prima volta il circuito di Le Mans e lì nacque la sua irrefrenabile passione per la celebre “24 ore”.
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Charlie rimase in Francia e iniziò a fare le sue prime conquiste nel mondo dell’automobilismo sportivo, nella cronoscalata. Di giorno e di notte, mentre siede dietro un volante vero o davanti al computer, dentro Charlie c’è un pensiero costante e latente: sente di essere una donna. Lo assalgono molti dubbi, finché un giorno ha la certezza: sta vivendo la sua vita in un corpo sbagliato. Parlando con altre persone transgender, matura in lui la decisione di cambiare sesso.
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Charlie Martin sapeva che una decisione del genere avrebbe portato delle conseguenze. La prima delle quali fu abbandonare il suo grande amore: le corse. “Quando nel 2012 feci coming out, iniziò un periodo duro, pieno di ansie e paure. Innanzitutto, presi la difficile decisione di abbandonare l’automobilismo. Ero convinta che nel paddock nessuno mi avrebbe accettata… pensavo veramente che tutti quelli che fino a quel momento avevo considerato come una vera grande famiglia mi avrebbero voltato le spalle. Contattai, tramite e-mail, alcuni dei miei migliori amici del mondo dell’automobilismo: uno di loro non mi rivolse mai più la parola. Quando entrai per la prima volta nel paddock, fu terribile, tremavo addirittura. Ma un gruppetto di amici in qualche modo mi diede sostegno, cosa che non dimenticherò mai finché vivrò. Tuttavia, molte persone si tennero a distanza, probabilmente perché si sentivano in imbarazzo. Ci è voluto molto tempo, perché quella situazione cambiasse.”
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Oggi Charlie ha 40 anni, ha deciso soltanto a 23 di intraprendere una carriera da pilota di auto da corsa. Appena finita l’università, senza la classica copertura finanziaria associata a questo sport, ha messo da parte circa 1.700 euro da un lavoretto estivo e ha chiesto in prestito alla madre poco meno di 500 euro per comprarsi una malandata Peugeot 205. Con questa macchina—modificata—ha poi preso parte nel 2006 alla sua prima gara da professionista.
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