Staccare a tutti i costi il significato delle parole dall’intenzione con la quale vengono pronunciate sta diventando un meccanismo non solo semplicistico, ma anche pericoloso, alibi per qualsiasi accusa al cosiddetto «politicamente corretto» che, ormai, sembra un’entità innominabile, un dio severo pronto a fulminarci da un momento all’altro per punire la nostra incuria.
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I primi a sdoganare questa deresponsabilizzazione in televisione sono stati Pio e Amedeo, che nel loro programma Felicissima sera hanno spiegato che parole come «ricc**ione» o «neg*o» possono essere pronunciate purché le si usino senza l’intenzione di offendere, ma per divertissement,aggiungendo che i destinatari di quelle parole dovrebbero farsi una grassa risata per indebolirle e depotenziarle, perché, se le parole hanno il potere di farci male, la colpa è anche un po’ nostra che diamo loro troppo peso.
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L’amara verità, però, è che le parole un peso ce l’hanno, e negarlo significa ammettere di non essere evoluti e di usare il linguaggio non più per portare un significato, ma solo per permettere all’aria di filtrare dall’esofago.
In uno dei suoi interventi più memorabili, Andrea Camilleri parlò proprio della sottovalutazione del significato delle parole che la gente usa come se fossero dei semplici intercalari: «Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono essere pallottole». Ecco, di pallottole, in appena quattro giorni di Grande Fratello Vip, ne sono volate un po’. Katia Ricciarelli, per esempio, colpita da quanto fosse sgargiante la sua camicia, ha detto ad Alex Belli che sembrava «un ricc**ione», e nessuno ha detto niente.
… ah, sì… si sono state anche le polemiche… e le rotture! 😏 #GFVIP pic.twitter.com/QMr2HU0oxl
— Grande Fratello (@GrandeFratello) September 17, 2021