Si è aperto a New York il processo a R. Kelly per abusi sessuali.
Nella prima udienza il cantante R&B americano è stato descritto come un “predatore” dall’accusa. Il 54enne, noto in particolare per la sua hit “I believe I can fly”, è apparso in silenzio nell’aula del tribunale federale di Brooklyn dove viene processato con le accuse di estorsione, sfruttamento sessuale di minore, rapimento e corruzione per un periodo che va dal 1994 al 2018.
Secondo l’accusa, il vincitore nel 1998 di tre Grammy gestiva una rete che reclutava e preparava giovani ragazze ad avere rapporti sessuali con lui, rinchiudendole in stanze d’albergo quando era in tournée e chiedendo loro di “tenere la testa bassa” e chiamarlo “papi”.
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“Stiamo parlando di un predatore. Un uomo che per decenni ha usato la sua fama, la sua popolarità e una rete di persone a sua disposizione per prendere di mira, preparare e sfruttare giovani ragazze e donne per soddisfare i suoi desideri sessuali”, ha detto in apertura di procedimento il pm Maria Cruz Melendez. Se giudicato colpevole di tutte le accuse dalla giuria, R. Kelly rischia 10 anni di prigione. Il cantante si è dichiarato non colpevole.
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A fine luglio i pubblici ministeri hanno chiesto di ammettere ulteriori prove di presunti crimini che non sono stati addebitati nelle loro prime accuse nei confronti del cantante. Queste prove includono la testimonianza di un individuo che sostiene che Kelly avrebbe chiesto di procurargli della pedopornografia che coinvolgeva ragazzi. Ulteriori prove includono registrazioni di abusi fisici e minacce che il rapper avrebbe usato per “mantenere il controllo su donne e ragazze” con cui aveva rapporti sessuali, e prove di tangenti presumibilmente pagate per conto suo a impiegati statali e della contea.