Il vescovo statunitense Jeffrey Burrill, come riporta Il Corriere della Sera, segretario della Conferenza Episcopale Usa e membro attivo di quei vescovi conservatori che volevano negare la comunione al presidente Joe Biden (poiché a favore dell’aborto), si è dimesso due giorni fa. Il motivo? The Pillar, sito di inchieste che si occupa di Chiesa Cattolica, ha svelato che dal suo cellulare ottenevano dati note app di appuntamenti per gay come Grindr.
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Per circa 3 anni, dal 2018 al 2020, il sacerdote avrebbe usati l’app quasi ogni giorno. Dalla geolocalizzazione del suo cellulare, acquisita dalle suddette app, era rintracciato in bar gay, saune per soli uomini e case private in cui aveva appuntamenti, anche quando svolgeva viaggi di lavoro per la Curia.
Marted, ad annunciare le dimissioni di Burrill, l’arcivescovo Jose Gomez. «Vi informo con rammarico che monsignor Jeffrey Burrill si è dimesso da segretario della Conferenza. Lunedì siamo entrati al corrente che presto sui media sarebbe uscita notizia di possibili comportamenti impropri». Le condotte del vescovo, ha chiarito Gomez, «non riguardavano minori».
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Ma come ha fatto The Pillar a ottenere questi dati? «L’app Grindr, come molte app di dating, usa la geolocalizzazione perché consente di trovare partner vicini», dicono i reporter del sito The Pillar. Attualmente anche lo stesso sito che è sotto accusa, sui social, per l’eticità della suddetta inchiesta. «L’app, dal lato degli sviluppatori, non identifica i nomi degli utenti. Semplicemente dà a ciascuno un codice numerico unico che li identifica». Le app, in Usa, vendono tali dati in modo aggregato a inserzionisti e agenzie che se ne interessano: non è però possibile analizzare i dati né scorporare il singolo codice utente.
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Negli Stati Uniti, la raccolta dati è un mercato rimasto ancora senza norme e così è più facile ottenerli. The Pillar ha acquisito il pacchetto dati degli utenti di Grindr da un’agenzia che li vende. E così ha potuto stanare Burrill incrociando le numerose geolocalizzazioni dello stesso numero nella sede della Curia nonché nella casa di campagna dei suoi familiari. Con questa operazione, scoprire chi si nascondesse dietro il «numero anonimo» è stato un gioco da ragazzi.