Il discorso di Fedez sul palco del Primo Maggio, durante il Concertone, ha sortito effetti e conseguenze che non accennano a diminuire e il fuoco divampa sempre più. Al centro dei temi, oltre alla questione legata all’approvazione del Ddl Zan, anche il tema della censura, in un botta e risposta da parte del rapper e della Rai sul discorso che il cantante avrebbe dovuto leggere, in diretta su Rai 3. Nelle scorse ore, attraverso Il Messaggero, anche Lodo Guenzi, leader de Lo Stato Sociale, si è espresso in merito, prendendo le difese di Fedez e apprezzando quello che il collega ha fatto pochi giorni fa.
“Fino ad oggi la cosa peggiore che potesse capitare a consiglieri comunali e regionali come quelli che lui ha menzionato nel suo discorso era quella di restare per un paio di giorni sul colonnino di destra di un quotidiano online per le loro dichiarazioni assurde. Da ieri, invece, sanno che per quelle stesse uscite possono finire al centro di un dibattito nazionale se artisti come Fedez decidono di esporsi. È bello vedere personaggi del pop molto seguiti come lui, Elodie, Emma o Michele Bravi far avvicinare i loro fan a certi temi. Il mainstream si è preso quella responsabilità che fino a pochissimi anni fa sembrava essere appannaggio esclusivo dell’underground”.
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In merito alla questione “censura”, Lodo ha dichiarato che anche loro, come band, in passato, nel 2015, sarebbero stati bloccati dal portare sul palco un messaggio con una performance ben precisa: “Anche noi de Lo Stato Sociale nel 2015 dovemmo lottare contro la censura, lì. Volevamo portare cinque coppie omosessuali con noi sul palco, si sarebbero baciate durante l’esibizione: ce lo impedirono“.
Alla domanda del giornalista su chi fosse stato a non dargli il permesso, Guenzi spiega: “Esponenti Rai, non gli organizzatori: onestamente non ricordo i nomi, perché lì le persone cambiano continuamente”.
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E poi rivelò come tutto si concluse, in quell’occasione: “Per loro un bacio gay in diretta tv sarebbe stato visto dai telespettatori a casa come qualcosa di troppo sconvolgente. Ma era il 2015, mica il 1946: in un gesto del genere non c’era niente di così dirompente, il pubblico era già abituato. Alla fine ci baciammo io e Albi, il bassista del gruppo. Citammo Sant’Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi’”.