“È un bravo educatore, ma è un finocchio”. Ecco cosa si è sentito dire Marco.
Lui che l’educatore lo fa di mestiere, che ha studiato per diventarlo, che ha dimostrato sul campo di saperlo fare, nel settore più delicato, sottovalutato e sottopagato di tutti: quello tra gli 0 e i 3 anni.
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Per la quasi totalità dei genitori e dei nonni, Marco è uno bravo, preparato, affidabile. Eppure c’è qualcuno per cui questo mestiere “non fa per lui”. Non perché non sia capace, tutt’altro, ma perché – tenetevi forte – Marco è omosessuale.
Sempre quella stessa frase agghiacciante che ritorna. “Sarà anche bravo. Ma un lavoro così non lo può fare. È contronatura.”
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Dopo quattro anni densi di soddisfazioni, Marco ha deciso di prendersi una pausa per laurearsi e perfezionarsi ancora. Ma, prima, ha voluto dare una risposta bella ed emozionante a tutti quelli che, nel 2020, mostruosamente credono che un omosessuale non possa occuparsi di bambini (“figuriamoci fare il genitore…”) e che l’orientamento sessuale di una persona sia un criterio di valutazione professionale. Sia un criterio di valutazione punto.
“Se un omosessuale non può fare l’educatore di nido perché contronatura’ (cit.) – ha scritto – allora ditemi, essere eterosessuale è la condizione base per trattare bene i bimbi? Ogni eterosessuale diventerà sicuramente un buon educatore o genitore?”.
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Essere omosessuale non significa essere un pedofilo, un maniaco, un manipolatore di menti o altro… significa solo una cosa: portarsi sulle spalle l’ignoranza altrui, quell’alone di stupidità che se non si ha forza a sufficienza finisce per ridurci ai minimi termini.
“No, non permetto a nessuno di mettere in dubbio la mia professionalità e l’amore per i bimbi e per le loro famiglie, non permetto a nessuno di continuare a portare avanti questa campagna d’odio che riduce la mia persona ad un’etichetta che eclissa tutto quello che di buono faccio ogni giorno… ‘è un bravo educatore ma è FINOCCHIO’…
Io sarò anche “finocchio” ma fortunatamente la gente sopra questo dettaglio sorvola e vede molto altro in me”.
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