Nel novembre del 1984, l’Etiopia lanciava il suo grido di fame e disperazione al mondo intero. Dall’anno precedente infatti, lo stato africano era stato colpito da una terribile carestia, che causò la morte di quasi 1 milione di persone.
Scosso da questa terribile notizia, il cantante e musicista inglese Bob Geldof, il 20 novembre del 1984, coinvolse un gruppo di cantanti connazionali in un progetto, chiamato Band Aid, per realizzare un brano a scopo di beneficenza contro la fame in Africa.
Il pezzo che ne uscì, intitolato Do They Know It’s Christmas?, ebbe un grandissimo successo e raccolse diversi milioni di sterline in breve tempo.
Oltre oceano questo brano fu accolto con favore, ma anche indignazione. Non tanto perché “gli inglesi” fossero arrivati prima, ma perché proprio gli States, che avevano e hanno la maggior comunità afro del pianeta, non avessero ancora mosso un dito per questa emergenza planetaria.
E così, la sera del 20 dicembre 1984, il musicista statunitense Harry Belafonte, decise di produrre e realizzare un brano musicale per una raccolta fondi specifica per l’Etiopia e contattò allora il manager e produttore Ken Kragen, il quale suggerì di coinvolgere vari artisti statunitensi, sul modello del progetto britannico. Kragen chiamò Lionel Richie, che a sua volta propose Quincy Jones come produttore.
All’improvviso si scatenò un effetto domino che mise in contatto tra di loro, in modo quasi occasionale e perfetto, l’intero parterre musicale di quegli anni. Basti pensare che la sera stessa Richie chiamò Jones, che si trovava in quel momento in compagnia di Michael Jackson, di cui aveva già prodotto gli album Off the Wall e Thriller e che si apprestava a lavorare al successivo Bad.
Jackson stesso aderì con entusiasmo al progetto e pochi giorni dopo Jones e Richie si ritrovarono assieme a lui nella sua casa ad Encino, in California, per comporre il brano: We Are the World prese forma nell’arco di due giorni, quindi i tre lavorarono alla lista di artisti da coinvolgere nel progetto.
E’ qui che si scatena il paradosso: per comporre il brano ci vollero solo due giorni, e viene naturale pensare a come ciò fosse stato possibile… intorno a un tavolo erano seduti tre geni assoluti della musica mondiale, ma il lavoro enorme fu sullo stilare la possibile lista di cantanti che avrebbero dovuto cantare il pezzo.
Una bozza fu inviata a una lista di cantautori in voga in quegli anni, e la base strumentale di We Are the World, con le voci guida di Richie e Jackson, fu registrata al Lion Share Recording Studio di Kenny Rogers il 22 gennaio 1985.
Due giorni dopo Jones fece recapitare una cassetta con la linea vocale a tutti gli artisti che avevano aderito al progetto accompagnata da una lettera che li pregava di non duplicarla o diffonderne in alcun modo il contenuto nonché di riportarla il giorno della registrazione.
Il giorno seguente i singoli versi della canzone a cui ciascun cantante solista avrebbe dato il proprio contributo furono meticolosamente scelti da Jones assieme all’assistente di produzione e arrangiatore Tom Bahler sulla base dell’estensione e del timbro di ciascuna voce.
La notte stessa fu anche deciso lo studio dove registrare le voci, anch’esso coperto dal massimo riserbo nel timore che un così gran numero di artisti famosi riuniti in un solo luogo attirasse una folla spropositata, facendo precipitare nel caos l’intero progetto.
La registrazione delle voci si tenne la notte del 28 gennaio 1985 agli Hollywood’s A&M Studios di Hollywood, subito dopo la cerimonia degli American Music Awards 1985, dalla quale molti degli invitati giunsero direttamente.
Alla sessione parteciparono quarantacinque artisti incluso Bob Geldof, coinvolto in quanto primo ispiratore del progetto. Geldof e l’attore canadese (e cantante dei Blues Brothers) Dan Aykroyd furono gli unici non statunitensi a prendere parte all’incisione. Alle voci soliste si alternarono ventuno cantanti, tra i quali Lionel Richie, Michael Jackson, Stevie Wonder, Diana Ross, Ray Charles, Tina Turner, Cyndi Lauper, Billy Joel, Bob Dylan, Bruce Springsteen e Dionne Warwick. Il pezzo fu ultimato attorno alle ore 8 del mattino.
Trentacinque anni dopo, il brano è ancora oggi un’icona di fratellanza, giustizia e riscatto sociale, un motivetto che si canticchia da solo e che viene spontaneo ripetere anche quando non lo si ha in sottofondo. C’è la musica che si apre ai temi del mondo, l’apripista di ciò che poi per Geldof sarà il live Aid, che vide negli anni successivi portare sui palchi di tutto il mondo artisti del calibro dei Queen e Pink Floyd.
Il 7 luglio 2009, al funerale pubblico per Michael Jackson, morto il 25 giugno dello stesso anno, tenutosi allo Staples Center di Los Angeles, la canzone fu intonata in suo onore da tutti gli artisti presenti, tra i quali figuravano Lionel Richie, Mariah Carey, Usher, Brooke Shields, Kobe Bryant, Magic Johnson e tutta la famiglia Jackson, inclusi i tre figli dell’artista.