La gioventù ribelle, la vocazione artistica, le gioie e i dolori della vita e, soprattutto, la scelta di essere sempre e comunque se stessa. C’è tutto questo in una lunga confessione di Gianna Nannini al Corriere della Sera. Per la prima volta gli aspetti “inediti” della grande rocker italiana vengono a galla… e non manca qualche sorpresa.
“A 5 anni scappai anch’io. Nessuno se ne accorse: erano tutti a lavorare in pasticceria”, esordisce la Nannini. “Cominciai bambina a decorare le torte. A 17 anni presi servizio come operaia: guadagnavo 1.740 lire all’ora, come le altre donne; gli uomini 2.500. Ne litigavo sempre con il babbo. Con lui avevamo una nostra sintonia, ma gli urti erano terribili. Mi vide in minigonna, con la calzamaglia sotto. Diede uno schiaffo alla mamma – il primo e l’ultimo della sua vita -, prese le forbici e ridusse la gonna a striscioline. Da allora porto solo pantaloni”.
Poi l’incidente che le cambiò la vita. “Lasciai nella macchina per i ricciarelli le falangi del medio e dell’anulare della mano sinistra. Finirono nell’impasto dei dolci, ma nessuno li ha mangiati; li ritrovarono il giorno dopo, troppo tardi per riattaccarli. Cacciai un urlo terribile, la voce roca mi è venuta allora. Poi svenni. Al conservatorio mi bocciarono: al pianoforte le scale venivano un po’ zoppicanti. Ridiedi l’esame con due piccole protesi di plastica e le unghie finte: lo passai. L’assicurazione versò due milioni. Mi ci pagai la fuga a Milano. Per anni non parlai coi miei genitori. Andavo alla Ricordi alle 7 del mattino, quando non c’era ancora nessuno, per esercitarmi al piano e telefonare a mia nonna, preoccupatissima: era convinta fossi andata a caccia di uomini. Mi diceva: ‘Tienila da conto…’”.
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Gianna però non le ha dato retta. “Io non l’ho mai tenuta da conto. In quegli anni era impossibile. E ho sempre rivendicato la mia libertà. La mia prima volta è stata con un campione di moto. Fu bello: lui sapeva come fare. Il primo fidanzato mi aveva lasciato a 14 anni, al mare: un dolore terribile. Ma con lui solo baci e balli lenti”. Oggi l’artista vive a Londra e, nonostante gli anni che passano, la sua anima ribelle e anticonformista è immutata. “Sono anarchica, non credo al matrimonio. Ma conosco Carla da quarant’anni, e ho in lei totale fiducia. Se non ci fosse Penelope, mia figlia, non avrei mai fatto questo passo. Ma se mi succede qualcosa, Penelope per la legge italiana non avrebbe nessuno. In Inghilterra Carla la può adottare”.
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“Ho amato uomini e donne, sono pansessuale. Per me l’amore è consonanza di spirito, che è molto più importante del sesso. Non amo le dicotomie: sinistra e destra, omosessuale ed eterosessuale”.