Il suo nome era James, ma adesso è Luna, e se non ti sta bene non sarai più suo padre. Queste le parole del giudice a Jeffrey Younger, padre di James che oggi è Luna.
Il bambino ha soli 7 anni, ma – come riportato da La Verità – in un tribunale di Dallas, in Texas, pochi giorni fa è stato decretato che, se il padre non accetterà la trasformazione sessuale del suo bambino, per ben 11 giurati su 12, gli sarà tolto l’affidamento dei suoi figli e il papà avrà l’obbligo di non interferire nell’ iter di riassegnazione sessuale del figlio.
Papà Jeffrey è contrario al fatto che uno dei suoi figli inizi, in età ancora infantile, la lunga lista degli invasivi trattamenti ormonali legati al cambio di sesso per poi finire con la castrazione chimica. E invece, come stabilito in aula di tribunale, se vorrà continuare a vedere suo figlio non solo dovrà accettare di vederlo affrontare questo percorso, ma dovrà persino dimenticarsi del suo nome di battesimo e iniziare a trattarlo come se già fosse una bambina.
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A sottolineare i rischi di una mancata premura nella decisione di un cambiamento di sesso anche la Mayo Clinic, un’organizzazione no profit per la ricerca medica presente in diverse aree degli Stati Uniti, che ha sottolineato come gli effetti collaterali della femminilizzazione tramite terapia ormonale siano moltissimi e vadano dall’aumento di peso all’ infertilità, dall’ipertensione al diabete, dai calcoli biliari all’ accresciuto rischio di malattie cardiovascolari. Problematiche fisiche da non sottovalutare, alle quali vanno aggiunti i traumi psicologici.
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Una storia che ha generato indignazione anche nel mondo lgbt. Brad Palumbo, un rappresentante delle coppie arcobaleno considerato tra i più conservatori, in un suo intervento sul Washington Examiner, ha ribadito l’assurdità del provvedimento specificando che, “un bambino di soli 7 anni non può essere transgender.Non esiste la certezza necessaria per giustificare step verso cambiamenti fisici che possono alterare la vita di una persona come la terapia ormonale o il blocco della pubertà”. Non solo. Vistà l’età, secondo quando spiega Palumbo, ci sono alte probabilità che James possa persino cambiare del tutto le sue inclinazioni, decidendo, magari tra anni, di non voler più essere Luna.
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“Numerosi studi dimostrano come una maggioranza sostanziale di bambini con problemi di confusione di genere – una maggioranza che va dal 65 al 94% – alla fine ha smesso di identificarsi come transgender”.
La giustizia ha però deciso per il piccolo ancor prima di lasciare proprio a lui la libertà di scegliere chi vuole essere, forzando un percorso che potrebbe cambiargli la vita e sottoponendolo a dei rischi inutili per la sua età.
Anche in Canada, alcuni mesi fa, Francesca Marzari giudice della Suprema corte della British Columbia, si è trovata ad affrontare un caso affine a quello di James e il risultato è stato, se possibile, ancora più scioccante. Il padre in questione è stato condannato per “violenza familiare”, perchè aveva osato chiamare sua figlia di 14 anni con il suo nome di battesimo mentre la ragazzina si sta sottoponendo alle cure a base di testosterone per diventare un ragazzo.