Da: Bergamonews.it
Trentacinque milioni di vittime nel mondo in neanche quarant’anni e, all’inizio del 2019, l’Aids è lontana dall’essere debellata. Anzi. In Italia sono tra le 3.500 e le 4.000 le nuove diagnosi di infezione da Hiv, con un incremento registrato nella fascia d’età tra i 25 e i 29 anni, nella quale l’incidenza è più alta (15,9 nuovi casi ogni 100.000 residenti).
Sul fronte prevenzione è ancora molto il lavoro da fare se si considera che in Italia la diagnosi dell’infezione da Hiv, responsabile dell’insorgere dell’Aids, avviene troppo spesso tardi. Il che significa tenere alta la circolazione del virus nella popolazione.
Secondo gli ultimi dati conferiti da Anlaids, Associazione Nazionale per la Lotta contro l’Aids, in Lombardia, rispetto al 2017, i casi di AIDS sono aumentati del 40% nella fascia d’età 25-29 anni e otto giovani su dieci hanno dichiarato di non avere rapporti sessuali protetti. E, secondo l’ultima indagine Eurispes, circa un ragazzo su dieci non usa mai i contraccettivi (10,4%); il 13,4% “raramente”, il 12,4% “qualche volta”, il 23,9% “spesso”. Solo il 39,9% quando ha rapporti sessuali, usa sempre i contraccettivi, a fronte, quindi, di un complessivo 60,1% meno prudente. Un quarto degli omosessuali, invece non li utilizza “mai” (26,5%) e solo il 22,4% lo fa “sempre”.
Poca consapevolezza, dunque, e anche una certa dosa di ignoranza legata a pregiudizi ancora molto difficili da eliminare. Infatti, anche se si sta tentando sempre più di facilitare l’accesso al test, garantendo a tutti le cure, tutelare i diritti sociali delle persone infette e promuovere la lotta allo stigma, sono il pregiudizio e l’ignoranza a fare i danni maggiori.