«Quando si è se stessi si è unici»: mai come in questo caso una nuova ripartenza discografica coincide con una rinascita spirituale e una ritrovata sicurezza nelle proprie capacità. Capelli blu e foulard celeste, torna a dire la sua Loredana Bertè: a tredici anni dall’ultimo «BabyBertè», il 28 settembre esce «LiBerté» ovvero dodici inediti che invitano l’ascoltatore a seguire le proprie idee, ad essere fedeli al proprio io.
«Rivendico il diritto alla libertà e alla follia, questo album è il mio manifesto» esordisce Loredana, che non ha mai accettato quello che “è già scritto e stabilito” dalle regole e dalle convenzioni sociali. È un inno alla bellezza di essere se stessi, senza compromessi e liberi da qualsiasi costrizione. «Nella copertina indosso una camicia di forza, è il ricordo di quando me l’hanno messa tanti anni fa in un ricovero all’ospedale psichiatrico di Milano» racconta la leonessa del rock indicando la cover dell’album che porta la sua stessa firma.
«LiBerté» è un album rock senza fronzoli, dritto, di pancia con suoni duri e taglienti che si sposano con la personalità di Loredana.
Oltre ai due nuovi singoli «Maledetto luna-park» e «Babilonia», tra i brani più intensi e amari dell’album c’è il manifesto «Anima carbone»: «È il racconto di quella terribile notte del 1995 quando è venuta a mancare Mimì. Da quel momento ho detto basta, Dio non esiste. Lei mi manca disperatamente». C’è anche «Gira ancora», omaggio alle sonorità punk rock dei Ramones incontrati tempo fa in un bar di New York.