A volte si sente Philip Bunce, a volte Pippa Bunce. Nonostante all’anagrafe sia registrato come maschio, lui trascorre metà del tempo vestito da uomo e l’altra metà da donna, in base al suo umore.
Nei panni di Pippa è entrato nella “Financial Times & Her-oes Champions of Women in Business“, una classifica che premia le cento donne più influenti nel mondo degli affari di Londra. Bunce, sposato e padre di due figli, lavora nella sede londinese della Credit Suisse.
E dire che gli organizzatori gestiscono e compilano una graduatoria parallela di dirigenti di sesso maschile ma Bunce ha scelto di essere nominato nella categoria femminile. La decisione ha scatenato accese polemiche e una profonda discussione sul “genere fluido”.
Le reazioni – Kiri Tunks, co-fondatrice di Woman’s Place Uk, ha dichiarato che “così si prendono in giro le donne e le loro conquiste. Quali sono stati i suoi particolari meriti come donna?”. Dello stesso avviso Kristina Harrison, un’attivista Lgbt nata uomo ma diventata donna vent’anni fa: “Essere una donna non è un costume che puoi indossare in alcuni giorni sì e in altri no. L’idea che una persona possa diventare una donna indossando una parrucca e un vestito è profondamente sessista”.
Non è invece d’accordo Suki Sandhu, responsabile della classifica: “La lista premia coloro che lavorano per per promuovere la diversità di genere, per questo abbiamo inserito Bunce”. Mentre un portavoce della banca ha dichiarato: “Il Credit Suisse è orgoglioso di essere un datore di lavoro inclusivo, che celebra tutti gli aspetti della diversità”.