L’aspirina, presa quotidianamente, potrebbe ridurre il rischio di infettarsi col virus dell’HIV, responsabile dell’AIDS (Sindrome da immunodeficienza acquisita).
Lo ha dimostrato un team di ricerca internazionale coordinato da studiosi canadesi dell’Università di Manitoba, che ha lavorato a stretto contatto con i colleghi degli atenei di Waterloo, Nairobi e dell’Agenzia di sanità pubblica del Canada. Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Keith R Fawke, docente presso il Dipartimento di microbiologia medica e malattie infettive dell’ateneo di Winnipeg, hanno determinato che il fattore protettivo si può ottenere con una bassa dose giornaliera (81 milligrammi) del farmaco antiinfiammatorio, paragonabile a quella somministrata alle persone colpite da malattie cardiovascolari.
Lo studio è stato basato sui risultati di una precedente indagine, grazie alla quale gli scienziati avevano dimostrato che tra i vari farmaci antinfiammatori non steroidei, l’acido acetilsalicilico (nome scientifico dell’aspirina) era quello in grado di ridurre il maggior numero di cellule bersaglio dell’HIV. Le cellule più suscettibili all’infezione, infatti, non sono quelle a riposo, ma quelle infiammate; in particolar modo quelle che si trovano nel tratto genitale femminile. L’aspirina era il farmaco di gran lunga migliore nel ridurre queste cellule eccitate e più esposte al virus, con un abbattimento calcolato nel 35 percento.
Fawke e colleghi hanno testato gli effetti dell’aspirina e di altri farmaci – come l’idrossiclorochina – su donne del Kenya a basso rischio di HIV, dimostrando che quelle trattate col noto antiinfiammatorio avevano un numero di cellule bersaglio paragonabile a quello di donne kenyote considerate ad alto rischio di infezione, che tuttavia non si ammalano per anni. La condizione di queste ultime, nota come ‘quiescenza immunitaria’, è una protezione sulla quale gli scienziati hanno voluto indagare a fondo, scoprendo che l’aspirina può eguagliarne il livello di protezione.
“Sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i nostri risultati ottenuti con l’aspirina e verificare se questo livello di riduzione delle cellule bersaglio possa effettivamente prevenire le infezioni da HIV”, ha dichiarato la professoressa Fowke. “Se così fosse, questa potrebbe essere una strategia per la prevenzione dell’HIV che non solo è economica, ma è anche facilmente accessibile a livello globale. Le persone che vivono in povertà sono sproporzionatamente a rischio di contrarre l’HIV, abbiamo bisogno di approcci di prevenzione che siano accessibili e immediatamente disponibili”, ha aggiunto la studiosa canadese. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of International AIDS Society.