Erano terrorizzati all’idea che quel ragazzino di 11 anni fosse gay e, «per riportalo sulla giusta strada», lo hanno coinvolto nelle loro notti bollenti. Cosi due genitori hanno costretto il figlio a fare sesso a tre perché preoccupati che potesse essere gay.
E per questo un uomo e una donna di Readig, padre e matrigna del ragazzo, sono stati condannati a 6 e 9 anni di carcere. Il ragazzo oggi ha 30 anni e finalmente ha ottenuto giustizia.
A margine della sentenza di condanna, il pubblico ministero Ruby Silva ha descritto alla corte come, nel tentativo di “prendersi cura del bambino”, i coniugi avevano iniziato “una routine di umilianti assalti sessuali” da quando il ragazzino aveva 11 anni.
Abusi che sarebbero stati perpetrati con la volontà di “portarlo sulla strada giusta”, seguendo la “paura irrazionale” della coppia che il figlio fosse omosessuale. Il padre, condannato per accuse di crudeltà sui minori e atti indecenti con un bambino, avrebbero costretto il ragazzino a “succhiare” i capezzoli della matrigna, per insegnargli l’approccio con le donne.
“È stato un processo lungo e ho provato prima a urlare la verità. Avevo 16 anni e non sono stato creduto, sono passato per bugiardo” ha raccontato il giovane durante il processo. “Molti mi chiedono perché ho agito adesso. Non ne avevo il coraggio: ero terrorizzato. Spero che la mia storia raggiunga quante più persone possibili. Non sono il primo e non sarò neanche l’ultimo”. Il giudice Maria Lamb ha puntato il dito soprattutto contro la matrigna del giovane: “Per la tua personale gratificazione sessuale, hai compiuto atti sessuali su un bambino che ti considerava sua madre. Questo era il tuo senso distorto di giusto e sbagliato”.