“Dio ti ha fatto così e ti ama così e non mi interessa. Il Papa ti ama così e devi essere felice di ciò che sei” detto a Juan Carlos Cruz, una delle vittime cilene di padre Fernando Karadima. Poi “nel dubbio meglio che (gli omosessuali, ndr) non entrino in seminario”. Due posizioni abbastanza diverse, quelle assunte dal Papa nell’ultima settimana.
La prima è stata definita dal Guardian “il più sorprendente commento di accettazione dell’omosessualità mai pronunciato dal capo della Chiesa cattolica romana”. La seconda, riportata dal sito Vatican Insider, si riferisce a un momento del lungo dialogo con i vescovi italiani riuniti in Assemblea generale che si è tenuto lunedì pomeriggio. Francesco, alla Cei, non ha detto nulla di nuovo.
Già in precedenza, nel 2015, aveva invitato a fare attenzione circa l’ammissione nei seminari, rilevando la possibilità che qualche candidato manifestasse “carenze psicologiche”. Ancora più nello specifico si era espressa, l’anno successivo, la congregazione per il Clero: “In relazione alle persone con tendenze omosessuali che si accostano ai seminari, o che scoprono nel corso della formazione tale situazione, in coerenza con il proprio magistero, la chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”.
Non solo: qualche settimana fa, ai vescovi cileni convocati a Roma per discutere dello stato della chiesa nel paese latinoamericano, il Papa aveva consegnato una sorta di memorandum in cui, tra le altre cose, scriveva: “Il problema non appartiene a un solo gruppo di persone, nel caso di molti abusatori sono stati rilevati gravi problemi già nella loro fase di formazione nel seminario o nel noviziato. Infatti, negli atti della Missione speciale (la “spedizione” di mons. Charles Scicluna per fare indagare la situazione, ndr) si registrano gravi accuse contro alcuni vescovi o superiori che avrebbero affidato queste istituzioni educative a sacerdoti sospettati di omosessualità attiva”.