Giovanni Ciacci ha confidato a Vanity Fair che presto uscirà il suo primo romanzo sulla vita di Stajano, prima transessuale italiana, nato nell’Italia fascista e ne racconta l’evoluzione etica e sessuale di un bambino che già a 5 anni amava la “gonnella”in La Contessa – La scandalosa vita di Giò Stajano.
“Il mio primo romanzo. – confessa Ciacci – Un romanzo nel quale, al 50%, verrà raccontata la storia di Stajano, prima transessuale italiana, e al 50% parte di quel che mi è accaduto nella vita. Il percorso che sto facendo a Ballando, così forte, così importante, così scandaloso se vogliamo, potrebbe trovarvi un suo spazio”.
Qui l’intervista da Vanity Fair:
Perché ha deciso di mettere nero su bianco proprio la storia di Giò Stajano?
«Stajano è un personaggio che ho sempre amato e che attraversa l’arco della nostra Italia: dall’Italia fascista, nella quale è nato, all’Italia del 2011, nella quale è morta. Racconta l’evoluzione del Paese, etica, sessuale: di un bambino di 5 anni che alla divisa del piccolo balilla ha preferito la gonna».
La transessualità, inoltre, è un argomento piuttosto caldo.
«Il fatto curioso, poi, è che a pubblicare il libro sia la Salani: la casa editrice di Harry Potter, dei romanzi per ragazzi si trova d’improvviso per le mani uno scritto bollente, peccaminoso. Uno scritto al cui confronto Cinquanta Sfumature sembrerà roba da dilettanti».
Significa forse che La Contessa potrà avere una vita (anche) istituzionale?
«Me lo auguro. Io non voglio lasciare macigni per la strada, ma piccoli sassolini. Se questo libro sarà utile anche a un solo ragazzo o ragazza, se aiuterà qualcuno ad uscire di casa vestito come meglio crede per ballare con chi più ha voglia, per me, sarà una vittoria».
Ma cos’hanno in comune Giovanni Ciacci e Giò Stajano?
«Stajano non si è mai legato a nessun gruppo. Nemmeno negli anni Ottanta, con tutto quello che è successo all’interno della comunità gay, si è mai schierato. Viveva la sua battaglia in prima persona, soldato – come me – di una guerra combattuta in trincea. Non ho mai amato simpatizzare con le alte gerarchie».
Perché allora ha scelto di presentarsi a Ballando in coppia con un uomo?
«Io non ho scelto, io ho voluto. Ho voluto fare Ballando con un uomo perché secondo me significava aprire un piccolo cancello verso un mondo nuovo. Adesso, credo che lo show sia pronto ad aprire un portone. Ballando ogni anno affronta tematiche molto forti. Ci doveva essere la storia di un ragazzo che balla con un ragazzo, che pesava 120 chili e ne ha persi 30».
Cosa le ha fatto credere che la tv italiana sarebbe stata pronta alla sua rivoluzione?
«È un po’ come la moda: quando si dice che quest’anno va il verde, non è che perché gli stilisti si siano raccolti attorno ad un tavolino per decidere, arbitrariamente, che il colore dell’anno debba essere il verde. È nell’aria».
Quindi com’è nata la coppia Ciacci-Todaro?
«Con un provino pubblico. Ho chiamato Milly Carlucci e le ho detto: “Io ti propongo questa cosa. Fammi provare”. Ho fatto Ballando on the road, a Monza, e la risposta del pubblico mi ha confermato quel che sentivo».
La Carlucci, poi, non ha esitato a difenderla dalle polemiche di Mario Adinolfi e vari…
«Milly difende ogni sua scelta ed ogni suo concorrente. Non c’è cosa, a Ballando, che non sia passata da lei. Siamo delle sue creature: è come una mamma che difende i suoi bambini».
Eppure lei è stato sul punto di mollare. Cosa le ha fatto cambiare idea?
«Ho avuto una grossa crisi, ma Milly e Caterina Balivo sono state molto brave a prendermi per il verso giusto. Il pubblico , poi, mi ha scritto centinaia di mail e messaggi per farmi sentire il suo affetto. Io sono una persona molto timida, sa, entro facilmente in ansia».
Ma haters non ne ha?
«Tantissimi, ma perché ascoltarli?».
I gay, come altre minoranze, in tv vengono spesso usati per fare ascolti. Al Grande Fratello, per esempio, sono stati «etichettati» all’esordio. Non le dà fastidio?
«Ancora non l’ho visto. Barbara D’Urso è un’amica e la stimo moltissimo, ma credo che ognuno sia libero di fare ciò che vuole».
L’Italia un po’ è cambiata dalla legge Cirinnà?
«La strada è lunga, ma ogni sassolino serve. Io sono per qualunque tipo di libertà, e ben venga allora la Cirinnà. Da parte mia, non mi sposerei mai, ma questo è un mio problema, Io mi conosco e sono un infedele seriale, ma se questo serve per i diritti, l’eredità e tutta la serie di tutele di cui si parla evviva le unioni civili».