Ricky Martin ha da poco pubblicato “Fiebre”, il nuovo singolo dai ritmi caraibici in collaborazione con Wisin & Yandel.
“Questa canzone è una metafora, parla di calore, di estate, di festa, ma è anche un ritorno alle mie origini. Nel mio Dna ci sono l’Africa, l’Europa, i nativi americani… Gioco con queste influenze culturali” ha dichiarato il cantante a Vanity Fair Italia e a proposito del non nascondersi, del coming out fatto nel 2010 e del fiction sull’omicidio di Gianni Versace ha aggiunto: “La morte di Versace mi ha commosso ma anche fatto arrabbiare. C’era un serial killer che voleva ucciderlo, era nella lista degli uomini più ricercati, ma la polizia, i media e l’Fbi hanno girato la testa dall’altra parte perché uccideva i gay“.
Ecco l’intervista:
Ha detto che tutti le sconsigliavano il coming out perché avrebbe perso il pubblico femminile. Invece è ancora un sex symbol…
«Lo accetto come un complimento. Elvis, Julio Iglesias e altri hanno contribuito al mondo della musica entrando nella storia. Cerco di essere sexy? Non consciamente. Sono cresciuto in una piccola isola dei Caraibi, forse conservatrice, ma con una certa libertà sull’aspetto fisico. La nostra musica è sensuale, sessuale, seduttiva. Sono cresciuto così: non posso ignorarlo».
In «Fiebre» parla di una lei che si accende. Sente di recitare il personaggio del latin lover?
«Uso “lei”, ma dietro può esserci un “lui” o una persona trans. Il genere non dovrebbe mai essere un problema. L’amore e l’identità sessuale si manifestano in molti modi e nessuno può permettersi di giudicare la natura di altri».
Negli anni ’90, con Enrique Iglesias e Shakira, è stato fra i protagonisti dell’ondata latina che ha travolto le classifiche mondiali. Poi l’onda si è ritirata ed ora è tornata di moda. Cosa è cambiato?
«Despacito! Despacito! La latin music è naturale, sincera, ha una ritmica che riflette il battito del cuore. Per un madrelingua spagnolo come me è fantastico sentire che le persone di tutto il mondo cantano nella tua lingua».
L’ultimo suo album è del 2015. Poi ha pubblicato «Vente Pa’ Ca», hit da 1,3 miliardi di views con Maluma, e ora «Fiebre». Stiamo tornando agli anni 50-60?
«Mi piacerebbe fare solo singoli. La tendenza dipende dai social: puoi vedere subito la reazione del pubblico. È una buona notizia per noi musicisti: non dobbiamo fare le cose di fretta».
Parlando di demonizzare, suo marito è siriano, ha avuto problemi a entrare negli Stati Uniti?
“Da quel punto di vista abbiamo spuntato tutte le caselle possibili: siamo una coppia latina, musulmana, cruta, cattolica… Jwan è siriano con passaporto svedese, fosse stato per il nostro adorabile presidente Trump non avrebbe mai varcato la dogana. Ma ora siamo sposati, non possono toccarlo”.
Da papà di due gemelli di 9 anni non la preoccupano i social?
«Non sono ancora pronto, ma ormai ci siamo. Per ora mi chiedono di usare il mio telefono. Bisogna spiegargli che i social danno accesso a molte informazioni, ma possono anche essere pericolosi. Ho una fondazione che combatte i trafficanti di esseri umani e vediamo che si stanno infiltrando nei social contattando ragazzi e ragazze per farli prostituire».
Durante la campagna per le presidenziali Usa ha dato del razzista a Trump per le sue frasi sui latini. Ora che è stato eletto che ne pensa?
«Ho paura per chi vive negli Stati Uniti e perché le azioni di quel Paese hanno effetti in tutto il mondo. Ma le generazioni più giovani non hanno paura di dire ciò che sentono e fanno sentire la propria voce usando la forza della democrazia. Non possono ancora votare ma alle prossime elezioni lo faranno e questo mi dà molta fiducia».