Carlo Moretti per la Repubblica
Jackie Shane ha 77 anni, la sua carriera si è aperta e chiusa negli anni Sessanta in Canada. All’ apice del successo nel 1971 decise di lasciare Toronto e di tornare negli Stati Uniti, per la precisione Nashville, nella casa dov’ era nata e dove ancora oggi vive da reclusa.
Era svanita nel nulla, la prima stella transgender, conosciuta dai fan del soul e ammirata da artisti per i quali ha rappresentato e rappresenta un modello, artisti come Grace Jones, Sylvester, David Bowie, Anohni, fino a Janelle Monàe. Poi, complici anche i servizi di streaming e le playlist offerte in Rete, il suo nome ha ripreso a circolare, la sua voce ha risvegliato la memoria dei suoi antichi fan canadesi, ne ha convinto di nuovi a ripercorrerne le tracce.
Finché un discografico della Numero group che aveva ottenuto il suo numero di telefono da un amico della cantante e ha intrecciato con lei una lunga trattativa, non si è deciso a bussare alla sua porta a Nashville. Lei non gli ha aperto: «Non sono pronta», ha gridato. Con poca convinzione lui ha girato le spalle, non prima di lasciarle sotto la porta un contratto da firmare.
Ecco come arriva fino a noi questo strepitoso doppio album Any other way, con dodici brani di studio e tredici tracce live grazie alle quali comprendiamo la grandezza di questa stella finora senza volto. La cover del titolo, un brano di William Bell, divenne un enorme successo radiofonico nel 1963 a Toronto.