Fabrizio Marrazzo, Portavoce del Gay Center, si è espresso in merito all’intervista rilasciata da Stefano Gabbana al Corriere.it dove dichiara: “Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo” . Tantissime le risposte del popolo LGBT alle forti dichiarazioni dello stilista come quella del portavoce del Gay Center.
“Oggi sono stato sommerso da messaggi di persone lesbiche, gay e trans indignate dalla intervista di Stefano Gabbana. – scrive Marrazzo – Purtroppo non è la prima volta che un personaggio famoso in quanto gay voglia esprimere i suoi pensieri, spesso in contrasto con il sentire della nostra comunità. Ognuno è libero di esprimere quello che pensa, ma è giusto che chi si occupa quotidianamente come noi di migliaia di persone che vengono discriminate faccia chiarezza su molti aspetti. Quindi cercherò punto per punto di far capire perché il pensiero di Gabbana non è condivisibile.
Stefano Gabbana: “Non voglio essere chiamato gay. Sono un uomo”
Gabbana: «Non voglio essere difeso dalle sigle e dalle associazioni gay: non ho fatto nulla di male»
“Nessuno vuole difendere Gabbana o una persona lesbica o gay che non lo richieda; peraltro Gabbana può sicuramente pagarsi i migliori avvocati. – continua – Le associazioni servono per aiutare le persone che subiscono discriminazioni e che spesso non hanno nessuno altro al loro fianco. Ad esempio pensiamo al ragazzino di 14 anni del Newton di Roma, che è stato bullizzato sino a ricevere un bagno di urina all’uscita di scuola, evitato per poco. Nel suo caso, come in tanti altri, le associazioni sono le uniche a offrire sostegno, specialmente quando anche docenti e preside non intervengono. Questo è solo un esempio del lavoro sociale per cui le associazioni sono importanti, ancor di più in assenza dello stato”.
Gabbana: La politica? «meglio che stia lontana da questi temi»
“La politica serve per rispondere alle istanze dei cittadini e quindi anche delle persone lesbiche, gay e trans, che attendono da anni pari diritti come in altri paesi europei e non solo. Sicuramente chi come Gabbana vive una situazione di privilegio trova più facile dimenticare le discriminazioni che subiscono le persone LGBT quando vanno a scuola, cercano un lavoro, vengono cacciati di casa, licenziati, non gli viene fatto vedere il compagno di una vita dai parenti, o gli viene negato di essere genitori. Perciò è necessario che la politica si occupi seriamente di queste istanze e non lasci nessuno solo”.
Gabbana: «Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo….»
“Se consideri il termine gay come un bollino allora potresti avere ragione. Ma se ‘sei gay’ non puoi rifiutare quella che è una tua connotazione. Il respingere quella etichetta non aggiunge, ma toglie a mio avviso e denuncia un disagio che può apparire come una presa di distanza”.
Gabbana: « quando per strada mi urlavano “frocio”, io li inseguivo …..li ho raggiunti e gli ho detto di scendere dalla macchina. Erano spiazzati»
“Ogni giorno molte persone lesbiche, gay e trans reagiscono alle offese, ad esempio come fu per la coppia che venne derisa da ‘Svastichella’ e che solo per avere risposto venne aggredita, accoltellata, rischiando la vita. Quello che serve sono leggi e formazione partendo dalla scuola, che educhino le persone al rispetto. Ogni giorno almeno 54 persone in Italia subiscono discriminazioni in quanto LGBT, dato del numero verde Gay Help Line“.
Gabbana: «i mie genitori..…mi dicevano di stare attento a quello lì, perché gli piacevano gli uomini. Io pensavo: se gli dico che sono come lui, mi cacciano di casa»
“Purtroppo ancora oggi ogni anno almeno 300 ragazzi e ragazze vengono cacciati di casa in Italia perchè lesbiche, gay o trans, la politica dovrebbe dare risposte anche a loro, lui è stato fortunato ma non per tutti è cosi”.
Scuola, una volta su due la parola gay in classe è usata come insulto. Anche dai professori
“Invitiamo Stefano Gabbana a passare qualche giorno con noi, nelle scuole, con le famiglie, nei luoghi di lavoro dove facciamo attività di volontariato per supportare le persone LGBT discriminate ed aggredite – conclude Stefano Marrazzo – per capire quanto ci sia ancora oggi da fare. La comunità LGBT ha bisogno del supporto di tutti per raggiungere la parità dei diritti e non di polemiche”.
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