«Quand’ero bambina frequentavo la scuola inglese di Bonn, abitavamo in Germania perché mio padre era diplomatico. La mattina ci riunivamo e ci facevano recitare le preghiere, tra cui il Padre Nostro e l’Ave Maria. Andò avanti così per qualche giorno, finché una sera buttai le braccia al collo di mia madre e le confessai che pregavo Gesù. Lei non si scompose e mi disse: “Nulla di grave, sostituisci Gesù con Dio e va tutto bene: preghiamo lo stesso Dio”». È questo l’evento che ha segnato, all’età di cinque anni, la malese Ani Zonneveld, fondatrice e presidente di Muslims for Progressive Values, un’associazione di musulmani progressisti con oltre 10mila membri. Vive a Los Angeles, dove guida la preghiera del venerdì per uomini e donne ed è quindi una imamah, ovvero una imam donna. Sicuramente trasgressiva, tant’è che celebra matrimoni interreligiosi, eterosessuali, omosessuali e tra persone transessuali. Figlia di un diplomatico, Ani Zonneveld è nata 54 anni fa in Malesia, un Paese multiculturale e multireligioso. Oltreché in Germania, ha vissuto in Egitto e in India, prima di trasferirsi negli Stati Uniti, frequentare il college e dedicarsi alla musica (ha vinto un Grammy).
Personaggio eclettico, venerdì 22 settembre Ani Zonneveld sarà ospite al Teatro Gobetti di Torino (18.30, ingresso libero) nell’ambito di Torino Spiritualità, un festival che quest’anno s’intitola Piccolo me e pone una serie di questioni partendo dall’infanzia. Sul palco ci sarà anche la giornalista Luciana Capretti, autrice del volume La Jihad delle donne (Salerno editore).
Che atteggiamento avevano i suoi genitori nei confronti della religione?
Mio padre era pragmatico, mia madre tradizionale. Essendo un diplomatico di carriera, mio padre non percepiva conflittualità tra la propria identità musulmana e l’ambiente occidentale in cui vivevamo. Mia madre era diversa: a dodici anni feci la chiamata della preghiera, lei entrò in fretta e furia in camera per dirmi che le ragazze non lo possono fare. Sapevo, istintivamente, che non poteva essere vero. E so di avere ragione.
I suoi fratelli venivano cresciuti in modo diverso da voi sorelle?
Dovevano lavorare sodo, come noi ragazze. L’obiettivo era eccellere, e quindi studiare. Non sono cresciuta con l’idea di sposarmi e fare la casalinga. Quando mia madre mi spiegava ciò che le ragazze potevano e non potevano fare, il suo tono aveva sempre una connotazione culturale.
Nel Corano viene dato ampio spazio a una donna: Maria, madre di Gesù. A lei è dedicato un intero capitolo, perché tanta importanza?
In quel capitolo si racconta la sua storia, le sue battaglie, la gravidanza e il parto di Gesù, che in arabo chiamiamo Isa. Il valore e il peso di questa donna dimostrano che la nostra fede abramitica tiene in considerazione le donne. Diverso il trattamento che ci viene invece riservato da parte di quei maschi che hanno monopolizzato la nostra fede.
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In quale misura la spiritualità differisce dalla religione?
La religione è dogmatica, non fa compromessi, è intollerante, restrittiva, controlla e soffoca. È un club esclusivo. La spiritualità ha invece un’apertura che viene da un cuore compassionevole che ama e abbraccia tutte le creature di Dio.
Oltre a guidare la preghiera, lei celebra anche matrimoni omosessuali…
Sì, celebro unioni tra persone dello stesso sesso. I conservatori sostengono che il sesso tra omosessuali non sia lecito, così celebro le nozze di queste persone e rendo “legittimi” i loro rapporti sessuali. Dopo tutto, nel Corano il matrimonio è l’unione di due anime (30:21).
Da bambina aveva avuto modo di incontrare omosessuali?
Sono cresciuta in una famiglia allargata, il capo era mio zio. Era stato lui a insegnarmi i balli tradizionali malesi. Ho passato parecchio tempo con lui e sapevo che era diverso. A quel tempo in Malesia gli uomini gay non erano presi di mira come oggi, per questo li ho sempre considerati come esseri umani e parte della nostra società.
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Sodoma e Gomorra ricorrono sia nell’Islam sia nel Cristianesimo: ci sono sfumature diverse nelle scritture sacre?
Prima del colonialismo europeo i Paesi musulmani non criminalizzavano l’omosessualità, ognuno si faceva i fatti propri. Sfortunatamente, dopo l’indipendenza la maggioranza dei Paesi musulmani ha adottato il vecchio approccio cristiano europeo, anche perché gli imperialisti europei avevano in parte giustificato il colonialismo con il pretesto di “civilizzare i musulmani favorevoli ai rapporti omosessuali”.
I testi sacri dell’Islam non considerano l’omosessualità un reato?
No. Il Corano non lo considera un crimine e il Profeta Maometto non aveva punito gli omosessuali che facevano parte della sua comunità. Su questo punto sono gli imam e i mullà omofobi che mentono ai musulmani.
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Lei celebra anche matrimoni di persone di religione diversa: non ha incontrato qualche difficoltà, tenuto conto che una musulmana non potrebbe sposarsi al di fuori dell’Islam altrimenti – fatta eccezione la Tunisia – l’unione non viene riconosciuta dalle autorità dei paesi islamici?
Sì, celebro anche matrimoni tra donne musulmane e uomini di fede diversa. La sua domanda mi fa sorridere: il Corano dice ai musulmani che cosa fare ma si continuano a seguire antiche tradizioni tribali. Le donne musulmane possono sposare i non musulmani. Anche in questo caso sono i mullà e le istituzioni religiose ad averci mentito. Sfoderano il sorriso e mentono. In questo la Tunisia è il paese più avanzato. È comunque necessario ricordare che per secoli nel mondo musulmano le donne sono state di proprietà degli uomini: il padre dava la figlia in sposa a un uomo. Il Corano ha rivoluzionato questa pratica, dando alle donne il diritto di decidere se sposarsi e con chi, il diritto di lavorare fuori dalle mura domestiche e inserire qualsiasi clausola nel contratto di matrimonio. Lo dice il Corano, ma guardatevi attorno e chiedetevi come mai tante donne musulmane sono state ingannate.
Un’ultima domanda su una questione delicata: qual è la sua posizione in merito al sesso fuori dal matrimonio?
Il sesso si fa tra adulti consenzienti. Il matrimonio serve a tutelare eventuali minori. Il resto è una questione tra l’individuo e Dio.
Da: IoDonna.it