10mila nuovi casi ogni anno in Italia «Nel nostro Paese ogni anno si registrano circa 10mila nuovi casi – spiega Lisa Licitra, Direttore della Struttura Complessa Oncologia Medica 3 Tumori Testa-collo della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori -. Bisogna agire perché i pazienti non arrivino troppo tardi alla diagnosi, fattore che complica notevolmente il percorso terapeutico. Noi medici siamo chiamati in prima persona a diffondere questi importanti messaggi nel modo più capillare possibile. Un tumore diagnosticato a uno stadio precoce – continua l’esperta – può raggiungere un tasso di sopravvivenza anche del 90 per cento. Questi numeri cambiano notevolmente se la malattia viene scoperta quando è già ad uno stadio avanzato: purtroppo il 60 per cento di questi pazienti non supera i 5 anni». In Italia, l’Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica (AIOCC) sostiene la campagna internazionale Make Sense Campaign con il lancio, sui propri canali social e web, di un video animato per favorire la conoscenza sui tumori testa-collo, realizzato con il contributo non condizionato di Merck.
Cosa si intende per «tumori di testa e collo» La dicitura comprende i carcinomi che originano dalle cellule epiteliali di organi quali: cavità nasali e seni paranasali, faringe (rinofaringe, orofaringe e ipofaringe), ghiandole salivari, cavo orale e laringe. L’organo che viene colpito più frequentemente è la laringe, seguito dal cavo orale e dalla faringe.
Attenti a quei sintomi: dalle ulcere in bocca alla raucedine «Negli stadi iniziali infatti i sintomi di un tumore della testa e del collo sono piuttosto sfumati e spesso simili a quelli di patologie infiammatorie – spiega Lisa Licitra, che è anche professore associato di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Milano -. Tuttavia se persistono, specie nei soggetti con fattori di rischio, è necessario rivolgersi al medico specialista». Tra i sintomi della malattia, che devono allarmare se persistono per più di 15-20 giorni, ci sono: ulcerazioni in bocca, placca biancastra o rossastra, difficoltà nella deglutizione, mal di gola o mal d’orecchio raucedine persistente, gonfiore a livello del collo.
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I principali fattori di rischio: fumo, alcol e Papillomavirus Queste neoplasie si presentano più frequentemente nelle persone sopra i 40 anni. Fumo, microtraumi delle mucose, cattiva igiene orale, una dieta povera di frutta e verdura, l’eccessivo consumo di bevande alcoliche e il Papillomavirus ne sono i maggiori responsabili. Il tabacco (sigarette, sigari, pipa, tabacco da masticare, tabacco da fiuto) rappresenta il maggiore e più importante fattore di rischio. Si calcola che l’85% dei casi di tumori di questo tipo siano correlati al tabacco. Gli alcolici sono il secondo principale fattore di rischio dopo il fumo. Consumare più di 3 unità alcoliche al giorno per un uomo e più di 2 al giorno per una donna aumenta in modo significativo il rischio di sviluppare un tumore della testa e del collo. L’infezione da papilloma virus umano (o HPV) è attualmente considerata molto importante nella genesi di alcune di queste malattie, specie quelle dell’orofaringe e della bocca. Lo stesso virus è responsabile dei tumori al collo dell’utero e si ritiene che l’infezione si diffonda tramite rapporti sessuali.
I principali fattori di rischio: c’è anche la scarsa igiene orale Una scarsa e non corretta igiene orale, soprattutto in chi usa protesi dentarie, favorisce infiammazioni e meccanismi che portano alla formazione del cancro. A far salire le probabilità è anche una dieta povera in vitamine del gruppo A e B, vale a dire frutta e verdura fresca. Inoltre alcuni tumori dell’area testa e collo (come quelli del naso e della laringe) sono stati collegati a sostanze cancerogene con le quali si può entrare in contatto sul luogo di lavoro, quali: polvere di legno e cuoio, formaldeide, radiazioni ionizzanti, nichel e amianto.
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Come si arriva alla diagnosi La diagnosi precoce di queste malattie si basa sul riconoscimento dei sintomi iniziali e su un’approfondita visita medica che deve includere un’endoscopia, con strumento flessibile (fibroscopio) o ottiche rigide. L’identificazione di una lesione neoplastica, seguita da prelievo di tessuto per una biopsia, porta quasi sempre all’esecuzione di indagini che definiscono l’estensione profonda del tumore e l’eventuale interessamento dei linfonodi del collo (TC, RMN, ecografia).
Le terapie: serve un team di specialisti Per questi tumori esistono diverse terapie che possono essere impiegate singolarmente o insieme. Diversi fattori incidono sulla scelta della terapia più appropriata, tra i quali: la sede in cui è situato il tumore, l’estensione (alla sede di origine e ai linfonodi) del tumore, la rapidità con cui si è diffuso, le condizioni di salute generale del paziente, i risultati estetici e funzionali, la preferenza del paziente. I malati ricevono spesso una combinazione di modalità differenti di trattamento ed è per questo fondamentale un approccio di tipo multidisciplinare, ovvero la presa in carico del paziente da parte di un team che coinvolge chirurgo, oncologo medico, radioterapista, radiologo e anatomo-patologo che collaborano per il raggiungimento del miglior risultato terapeutico.
Le terapie: primo, chirurgia conservativa (quando possibile) I pazienti con una patologia in stadio iniziale vengono per lo più trattati con la rimozione chirurgica del tumore, senza significative sequele funzionali. Nelle forme avanzate il trattamento chirurgico richiede il ricorso a tecniche più complesse (spesso con la necessità di ricorrere a una fase concomitante di ricostruzione) e può essere associato ad alterazioni funzionali. All’operazione possono essere combinate, a seconda dei casi, radioterapia, chemioterapia o altri tipi di farmaci (target therapies).
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Le terapie: radioterapia e farmaci La radioterapia può essere un’alternativa alla chirurgia nei tumori in fase iniziale e gioca un ruolo fondamentale nei pazienti con lesione in stadio avanzato in diversa associazione con chirurgia e chemioterapia. Può seguire la chirurgia da sola o con chemioterapia concomitante o può essere scelta sempre in combinazione con la chemioterapia come trattamento curativo. La chemioterapia può essere usata nei pazienti sottoposti a chirurgia sia prima della procedura chirurgica (quando il tumore è vasto o per ridurne la dimensione o il numero di metastasi), sia dopo la chirurgia con la radioterapia per ottimizzare il controllo della malattia. Negli stadi avanzati (metastatici) la chemioterapia è usata per ridurre la massa tumorale, alleviare i sintomi, incluso il dolore, e per allungare la sopravvivenza.
Vera Martinelli per Corriere.it