Che vi piaccia o no, siamo tutti un po’ Simpsons. Oggi sono trent’ anni esatti da quando un tizio allora anonimo e poi miliardario – tale Matt Groening di Portland nell’ Oregon, 33enne, professione vignettista – si inventò una sitcom animata con i personaggi tutti gialli così da stupire lo svogliato telespettatore.
Homer, il padre incompetente e alcolizzato, ispettore alla sicurezza della centrale nucleare di una Springfield non meglio identificata. Marge, sua moglie, tipica casalinga che tiene insieme la famiglia e a bada i propri sogni. Bart, che oggi Morgan chiamerebbe bimbominkia, ipoadolescente con un inno alla vita che si riassume nel simbolico slogan «ciucciati il calzino». Lisa, l’ altra figlia di otto anni, vegetariana, buddhista, femminista e persino ultra intelligente (Q.I. a 159). E Maggie, neonata spesso abbandonata davanti alla tv e che ogni tanto dice «papà».
I personaggi dei Simpson piacciono tanto, sopratutto perchè non cambiano e non hanno un’ età definita, compreso il loro ruolo nel cartone animato. Da trent’ anni, da quando il primo episodio di un minuto andò in onda durante il Tracey Ullman Show sulla Fox proprio il 19 aprile 1987, i Simpson sono la nostra dark side.
La sitcom è diventata un vero e proprio tormentone, ha lanciato mode ed è stato un trampolino per la consacrazione di attori e popstar, citati od ospitati in qualche episodio o anche sfruttati come doppiatori (in Italia ad esempio Sandra Mondaini o Francesco Totti). Dopotutto, la panza di Homer Simpson è in linea diretta con la pancia degli States e quindi dell’ Occidente, intercetta le tendenze quando sono ancora germogli e si lancia in profezie da bar che però, proprio come davanti al bancone, talvolta si verificano.
Ad esempio, un episodio del Duemila ipotizza un Donald Trump presidente che lascia gli Usa in un disastro finanziario (chissà), e in un altro si annuncia lo show di Lady Gaga al Superbowl (c’ è poi stato davvero).