Enrico Galletti sul sito de La Provincia di Cremona racconta la forte testimonianza di un giovane ragazzo, omosessuale, vittima di bullismo. Sul sito è disponibile anche una registrazione audio del racconto del ragazzo.
Ecco la sua storia:
Le tre del pomeriggio, le sette di sera, le due del mattino. Il telefono squilla e per Luca, 17 anni (nome inventato), l’incubo si ripete. Le grasse risate di tre ragazzi fanno eco alle offese di una serie di telefonate con il numero privato, a qualsiasi ora del giorno e della notte, con la paura che torna a fare breccia nella vita di un adolescente. Luca, omosessuale cremonese, sceglie di raccontare la sua storia perché possa raggiungere quanti più ragazzi possibile.
“Ti consigliamo di non farti vedere in giro, perché se ti troviamo per strada ti pestiamo a sangue“. Le parole dei bulli sono forti, laceranti, talmente incisive da lasciare il segno. Queste telefonate si ripetono, almeno una volta ogni due giorni, e diventano un’abitudine. Ma all’idea di uno scontro fisico con i bulli, Luca rabbrividisce. “Mi hanno preso di mira – ammette. La mia è stata una scelta di vita che mette in comune molte persone. Scoprire la propria sessualità, e accettarla sin da giovani, non è facile. Ma quei bulli, che non so davvero chi possano essere, hanno deciso di rendermi la vita impossibile“.
Dalle minacce telefoniche si è passati alle prese in giro. “Quando cammino per le vie del centro sento i commenti che la gente fa su di me. Mi giro a guardare chi si ostina a prendermi in giro, e ottengo altre offese. Un mio amico ha provato a difendersi dalle provocazioni dei bulli, ma è stato picchiato, fuori da una discoteca“.
L’inizio di un periodo difficile, marcato dal timore di relazionarsi con amici e coetanei. “Quando si discute in gruppo, ho sempre paura a espormi. Perché il luogo comune dell’omosessualità riesce ad avere la meglio su ogni mio discorso“. Un tunnel con poca luce, e la ricerca di soluzioni che rendono ancora più difficile la convivenza con la piaga del bullismo. “Spesso i bulli minacciano i più deboli, intimando loro di non sputare fuori la verità, di non denunciarli. I bulli girano in branco, si nascondono dietro i patti di omertà stipulati con i loro amici“.
Una situazione resa ancora più difficile dalla paura di farsi aiutare. “Quando hanno iniziato a non darmi pace, minacciandomi al telefono, l’istinto è stato quello di denunciare ciò che mi stava capitando. Ma no, non avrei mai potuto farlo. Perché io sono omosessuale, e i miei genitori sono omofobi. Significherebbe fare una denuncia per omofobia contro ignoti, quando i miei sono i primi ad esserlo. Ho deciso, invece, di aprirmi nei confronti dei miei amici, che sanno sempre come aiutarmi e come proteggermi”.
Alla domanda sul suo attuale stato d’animo, Luca risponde con qualche esitazione. “In questo mondo c’è troppo odio, troppa ostilità, troppo accanimento verso i più deboli, nei confronti di chi non reagisce e si fa utilizzare come capro espiatorio contro cui scatenare rabbia e frustrazione personale. Non si può essere orgogliosi di un mondo come questo”.
Dal racconto dell’esperienza personale al messaggio rivolto ai giovani: “Non subite in silenzio. Reagite. Parlate della vostra situazione di paura con amici, familiari, autorità. Le persone che si vogliono prendere gioco di noi sono dietro l’angolo. Ma non dobbiamo adattarci a loro. Non dobbiamo cambiare le nostre abitudini per rendere la loro una strada facilmente percorribile. Dobbiamo reagire con l’indifferenza, prendendo a pugni l’omertà che non cambierà mai il mondo”.